Tempo di lettura stimato: 7'
Secondo un nuovo rapporto di Amnesty International, intitolato “Ostacoli all’autonomia: l’eliminazione post-Roe delle informazioni sull’aborto online”, la rimozione dei contenuti relativi all’aborto sulle piattaforme social, accompagnata da motivazioni inadeguate o poco chiare, rende sempre più difficile accedere alle cure abortive e minaccia il diritto alla salute e all’autonomia personale.
Il rapporto rivela che le piattaforme social non rispettano gli standard internazionali dei diritti umani, rimuovendo contenuti sull’aborto senza fornire informazioni sufficienti e trasparenza al riguardo.
L’analisi di Amnesty International evidenzia come, dalla pronuncia della Corte suprema federale degli Stati Uniti d’America del 2022 che ha annullato la sentenza “Roe v. Wade”, alcune importanti piattaforme social, tra cui Facebook, Instagram e TikTok, abbiano rimosso contenuti relativi all’aborto, inclusi quelli su come accedere alle cure abortive.
“Quando le aziende tecnologiche rimuovono le informazioni relative all’aborto online, si rischia che le barriere all’accesso alle informazioni si intensifichino e che si verifichino casi di discriminazione e violazione dei diritti umani contro le persone che possono rimanere incinte” – ha dichiarato Jane Eklund, esperta di tecnologia e diritti riproduttivi di Amnesty International Usa – “L’accesso a informazioni chiare e imparziali è una parte essenziale dell’assistenza in materia di salute riproduttiva e le aziende tecnologiche devono fare di più per garantire che i loro utenti possano accedere a tali contenuti”.
Il rapporto evidenzia che la rimozione di informazioni online sull’aborto danneggia in particolare le persone giovani, in quanto dipendenti dalle reti social per la ricerca di notizie e informazioni. Inoltre, dopo l’annullamento della sentenza “Roe v. Wade”, più di 20 stati hanno imposto restrizioni all’accesso all’aborto e altri hanno introdotto disegni di legge specifici per limitare l’accesso alle informazioni sull’aborto online. Al momento della pubblicazione del rapporto, nessuno di questi disegni di legge è stato ancora approvato.
La ricerca di Amnesty International mostra come, dopo la decisione della Corte del 2022, alcuni contenuti con informazioni sugli aborti farmacologici, che sono sicuri e rappresentano più della metà di tutti gli aborti negli Stati Uniti d’America, siano stati rimossi, temporaneamente nascosti o contrassegnati come “contenuti sensibili” che potrebbero “riprodurre contenuti o immagini violente”, dalle principali piattaforme social. Altri post sono stati rimossi perché le piattaforme hanno affermato che le informazioni condivise erano contrarie alle loro linee guida o perché ritenevano che tali contenuti fossero finalizzati all’acquisto o alla vendita di farmaci abortivi, cosa non vera.
Ad esempio, il 27 aprile 2023 è stato rimosso da Instagram un post di Ipas, un’organizzazione che cerca di aumentare l’accesso agli aborti sicuri e alla contraccezione, che condivideva il protocollo raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità su come eseguire un aborto farmacologico. Instagram ha citato le sue politiche sulla “vendita di beni illegali o regolamentati” come motivo della rimozione, anche se il post non faceva alcun riferimento alla vendita di farmaci.
Come mostra il rapporto, nel 2022, mentre molti stati si affrettavano a vietare l’aborto, alcuni post dell’organizzazione Planned Parenthood (Genitorialità pianificata), con informazioni su dove l’aborto fosse legale o limitato, sono stati oscurati e contrassegnati come “contenuti sensibili”.
Organizzazioni no-profit come Plan C e fornitori di dispositivi di telemedicina per l’aborto come Hey Jane hanno visto alcuni dei loro contenuti rimossi dai social media e, in alcuni casi, la sospensione temporanea dei loro account dalle piattaforme social con poche o nessuna spiegazione. Più recentemente, nel 2024, un post con un link con informazioni sull’aborto, pubblicato su Facebook da Lilith Fund, un fondo texano per l’aborto che fornisce supporto per accedere alle cure abortive alle persone del Texas che viaggiano fuori dallo stato, è stato bloccato. Inoltre, l’account Instagram di Mayday Health, un’organizzazione no-profit che fornisce educazione sull’aborto farmacologico e su come accedervi, è stato temporaneamente sospeso senza alcun preavviso.
“Tutti hanno il diritto di accedere a informazioni sanitarie imparziali e chiare sull’aborto, e le aziende tecnologiche hanno la responsabilità di rispettare i diritti umani e di non limitare l’accesso degli utenti a tali contenuti pubblicati sulle loro piattaforme”, ha aggiunto Eklund.
Le linee guida e le policy relative alla moderazione dei contenuti su TikTok e Meta (Facebook e Instagram), disponibili pubblicamente, non forniscono informazioni sufficienti su come vengano effettivamente moderati i contenuti relativi all’aborto. Secondo queste linee guida, TikTok permette “l’aborto se discusso in un contesto medico o scientifico relativo a procedure, interventi chirurgici o esami”, senza alcun riferimento ad altri tipi di contenuti sul tema; mentre Meta non menziona esplicitamente l’aborto in nessuno dei suoi standard della community.
Amnesty International ha richiesto ulteriori informazioni a Meta e TikTok.
In risposta, Meta ha dichiarato di riconoscere il diritto alla salute e di consentire contenuti organici che educano gli utenti sull’aborto farmacologico. Consente anche contenuti che forniscono indicazioni sull’accesso legale ai farmaci, ma vieta “tentativi di acquistare, vendere, scambiare, donare, regalare o richiedere farmaci”.
TikTok ha dichiarato che le sue politiche non vietano o rimuovono argomenti come la salute riproduttiva e i contenuti sull’aborto, inclusi l’accesso alle informazioni, ma “vietano i contenuti che includono disinformazione medica”.
Le domande e le risposte complete si trovano all’interno del rapporto di Amnesty International.
Meta e TikTok devono migliorare la trasparenza riguardo all’applicazione delle loro linee guida sui contenuti sull’aborto, incluse le procedure di raccomandazione e moderazione dei contenuti. Inoltre, devono prendersi le eventuali responsabilità dei danni derivanti dalla moderazione dei contenuti e dalla rimozione potenziale dei contenuti relativi all’aborto.