Usa, primo morto di Covid-19 nei centri di detenzione per migranti

7 Maggio 2020

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Amnesty International ha appreso la notizia della morte di un detenuto che aveva contratto il Covid-19 in uno degli oltre 200 centri federali di detenzione per migranti degli Usa.

Ecco il risultato delle politiche di disumanizzazione dell’Agenzia per l’Immigrazione e le dogane: una tragica morte che si poteva evitare“, ha dichiarato Denise Bell, ricercatrice di Amnesty International Usa.

Ogni giorno persone finiscono in questi centri solo a causa della loro condizione di migranti e ogni giorno la loro sicurezza e salute vengono inutilmente e crudelmente messe in pericolo. In tanti continuiamo a chiedere il rilascio di tutte le persone detenute nei centri per migranti, ma l’amministrazione Trump rifiuta di ascoltarci continuando a privare di dignità e umanità i detenuti“.

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Gli Usa vantano il triste primato del più esteso sistema di detenzione di migranti del mondo: oltre 200 centri, che attualmente ospitano circa 40.000 persone, gestiti dall’Agenzia per l’immigrazione e le dogane.

In diversi di questi centri sono stati intrapresi scioperi della fame per denunciare le pericolose e inadeguate condizioni igienico-sanitarie e sollecitare provvedimenti di scarcerazione. Non solo mancano forniture sufficienti di prodotti per l’igiene e la sanificazione, non solo rispettare il distanziamento sociale è impossibile ma quel che è peggio è che proseguono gli ingressi e i trasferimenti di migliaia di detenuti da un centro all’altro degli Usa.