Uzbekistan: artista condannata per diffamazione

11 Febbraio 2010

Tempo di lettura stimato: 3'

(11 febbraio 2010)

Amnesty International ha chiesto alle autorità uzbeke di annullare la condanna emessa mercoledì 10 febbraio nei confronti della fotografa e film maker Umida Ahmedova.

La donna è stata riconosciuta colpevole di ‘diffamazione e insulto’ dalla corte distrettuale di Mirabad, nella capitale Tashkent, ma ha ricevuto la grazia dal giudice del processo. Nonostante questo provvedimento e pur essendo dunque tornata in libertà, la condanna rimane sulla fedina penale di Umida Ahmedova.

L’accusa di ‘diffamazione e insulto’ era stata mossa in relazione a due lavori di Umida Ahmedova: il libro  del 2007 ‘Uomini e donne, dall’alba al tramonto’, raccolta di immagini che ritraggono uomini, donne e bambini impegnati a svolgere attività quotidiane, e un documentario del 2008, intitolato ‘Il peso della verginità’, che tratta dell’obbligo tradizionale che incombe sulle ragazze di provare la loro verginità, durante la prima notte di nozze.

Le accuse nei confronti della donna erano state analizzate dall’Agenzia statale per l’informazione e la  stampa e da un gruppo di esperti, designato dall’ufficio del pubblico ministero per valutare i due lavori. Del gruppo erano stati chiamati a far parte psicologi ed esperti in questioni religiose, spirituali e di propaganda ma ne erano stati esclusi esperti di diritti umani e di questioni di genere, nonostante l’ovvio legame con le problematiche di genere presenti nelle opere di Umida Ahmedova. Gli esperti avevano stabilito che le fotografie avevano l’obiettivo di mostrare solo ‘il lato oscuro della vita in Uzbekistan’ e avevano raccomandato di vietarne la diffusione in pubblico.

Amnesty International considera le accuse nei confronti di Umida Ahmedova una violazione del diritto alla libertà di espressione sancito dal Patto internazionale sui diritti civili e politici di cui l’Uzbekistan è parte. Inoltre, secondo l’organizzazione per i diritti umani, la donna è stata processata allo scopo di intimorire altri artisti, che documentano come le pratiche tradizionali diffuse nel paese discriminino donne e ragazze.