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Dieci anni dopo aver finito di scontare la condanna a 18 anni di carcere per aver rivelato al Sunday Times (correva l’anno 1986) informazioni sul programma nucleare israeliano, Mordechai Vanunu continua a essere sottoposto a una incomprensibile e ingiustificabile serie di restrizioni. Tra queste, quella più pesante è il divieto di viaggiare all’estero.
Il nuovo capitolo della persecuzione ai danni di Vanunu è rappresentato dagli inviti a recarsi a Londra dal 17 al 19 giugno per prendere parte a un convegno di Amnesty International sulla protezione dei whistle-blowers e per pronunciare un discorso al parlamento del Regno Unito. Gli inviti erano stati inoltrati per tempo, accompagnati da una richiesta di Amnesty International alle autorità israeliane. Il 22 maggio il ministero dell’Interno ha respinto la richiesta d’autorizzazione di Vanunu a viaggiare nel Regno Unito. Il suo avvocato ha fatto ricorso alla Corte suprema, chiedendo di ribaltare la decisione del ministero e di annullare il divieto di viaggiare all’estero e tutte le altre restrizioni ai danni di Vanunu. Il 17 giugno, il massimo organo di giustizia israeliano ha confermato la validità del divieto di viaggio all’estero per Vanunu.
Secondo Israele, a 28 anni dalle sue rivelazioni e dopo aver trascorso 18 anni in carcere (11 dei quali in isolamento) Vanunu costituisce ancora una minaccia alla sicurezza nazionale.