Venezuela: 11 Ong condannano gli alti livelli di violenza e repressione

1 Agosto 2024

Photo © RAUL ARBOLEDA / AFP

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Prendendo posizione sulle proteste post-elettorali in Venezuela e sull’uso sproporzionato della forza nei confronti di coloro che protestano da parte delle forze di sicurezza, 11 organizzazioni non governative per i diritti umani (l’elenco è alla fine del comunicato) hanno chiesto il rispetto dei diritti alle libertà di espressione, di riunione e di protesta pacifica, la fine della criminalizzazione delle proteste e il rispetto delle norme e degli standard internazionali sull’uso della forza.

Le manifestazioni sono iniziate dopo l’esito delle elezioni presidenziali del 28 luglio, sulla cui trasparenza la comunità internazionale ha espresso forti dubbi. Il Centro Carter, una delle due missioni tecniche internazionali di osservatori invitate e accreditate dal Consiglio nazionale elettorale venezuelano, ha dichiarato che “le elezioni presidenziali del 2024 non sono state in linea con gli standard internazionali in materia di integrità delle elezioni e non possono essere considerate democratiche”.

Le autorità statali e le forze di sicurezza devono rispettare il diritto di protesta, la cui tutela è un elemento essenziale delle democrazie, uno storico strumento per rivendicare i diritti e anche un modo con cui i cittadini e le cittadine partecipano al confronto su temi di interesse pubblico. Le autorità devono anche evitare di ricorrere a discorsi che incoraggino e incitino alla violenza contro le persone che vogliono esercitare il loro legittimo diritto a prendere parte a proteste pacifiche e che stigmatizzino le organizzazioni della società civile.

Le organizzazioni venezuelane hanno sin qui registrato almeno 11 morti e hanno identificato l’uso di armi letali da parte di sospetti civili armati legati alle forze di sicurezza. Le 11 organizzazioni firmatarie di questa dichiarazione condannano l’uso di tali munizioni e ricordano che in nessun caso la forza letale può essere impiegata per controllare le proteste. La privazione del diritto alla vita in un contesto in cui l’uso della forza da parte dello stato è arbitraria è equiparabile, in alcuni casi, a un’esecuzione extragiudiziale. Questi episodi devono essere indagati immediatamente e in modo indipendente e imparziale.

Il periodo pre e post-elettorale in Venezuela è stato segnato dalla repressione e da molteplici violazioni dei diritti umani, tra cui una serie di incarcerazioni per motivi politici, uccisioni potenzialmente illegali, limitazioni alla libertà di stampa e chiusure dell’accesso a Internet. Dopo il 28 luglio le organizzazioni nazionali hanno denunciato centinaia di arresti arbitrari e continuano a ricevere informazioni su nuovi arresti, in un contesto che risulta particolarmente ostile per chi intende documentare le violazioni dei diritti umani.

Le 11 organizzazioni sono inoltre fortemente allarmate dalla criminalizzazione delle proteste e, in particolare, dalle dichiarazioni rese dal procuratore generale Tarek William Saab alla stampa, che ha riferito di oltre 749 persone arrestate in relazione alle proteste. Queste persone, ha dichiarato, sono accusate di “atti di violenza”, saranno incriminate per reati quali incitamento pubblico, blocchi stradali, incitamento all’odio, resistenza e, nei casi più gravi, terrorismo e verranno condannate a pene detentive.

L’articolo 68 della Costituzione del Venezuela e il diritto internazionale prevedono l’obbligo di rispettare e proteggere, senza discriminazione, il diritto di tutte le persone a manifestare. Questo diritto si estende a chi osserva le proteste, a coloro che le incrociano mentre sono in corso e ai giornalisti. L’uso della forza costituisce una violazione di tale obbligo se non è conforme agli standard internazionali che comprendono i principi di legalità, necessità, proporzionalità, precauzione, non discriminazione e accertamento delle responsabilità. Le autorità venezuelane hanno l’obbligo di raffreddare la tensione, usare mezzi non violenti e ricorrere alla forza in modo progressivo e differenziato, rispettando il diritto alla partecipazione politica attraverso il processo elettorale.

L’accesso a Internet, le cui chiusure sono state documentate nel contesto delle elezioni, è intimamente legato al diritto di protesta poiché consente di denunciare le violazioni dei diritti umani, comunicare in tempo reale e organizzarsi in modo pacifico. I blocchi di Internet colpiscono la libertà d’espressione e l’accesso alle informazioni, essenziali per la democrazia e il pluralismo. Le limitazioni a Internet durante le proteste sono comunemente usate come forma di repressione e di controllo, per limitare la possibilità della popolazione di mobilitarsi ed esercitare liberamente i propri diritti nello spazio digitale e al di fuori di esso.

È fondamentale che tutte le persone possano esercitare liberamente i loro diritti alle libertà di espressione, di riunione e di protesta pacifica senza timore per la loro integrità fisica o per la loro vita. Le autorità venezuelane devono assicurare che nessuno sia perseguitato o privato della libertà per aver esercitato in forma pacifica i suoi diritti.

Infine, le 11 organizzazioni chiedono alla comunità internazionale di sollecitare il rispetto dei diritti civili e politici della popolazione venezuelana e invitano i meccanismi di giustizia internazionale a restare in allerta rispetto a possibili gravi violazioni dei diritti umani nel contesto delle proteste iniziate il 28 luglio e a trasmettere documentazione su tali crimini internazionali alla Missione di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite e alla Corte penale internazionale.

Le 11 organizzazioni non governative firmatarie della dichiarazione sono Amnesty International, Center for Justice and International Law (CEJIL), CIVICUS, International Commission of Jurists, Freedom House, Global Centre for the Responsibility to Protect, International Institute on Race, Equality and Human Rights, International Rehabilitation Council for Torture Victims (IRCT), Washington Office on Latin America (WOLA), World Organization Against Torture (OMCT) e Robert F. Kennedy Human Rights.