Tempo di lettura stimato: 2'
Al termine di un processo che, secondo Amnesty International, ha dimostrato la totale mancanza d’indipendenza del potere giudiziario venezuelano, Leopoldo López, leader del partito di opposizione Volontà popolare, è stato condannato il 10 settembre a 13 anni e nove mesi di carcere per una serie di reati tra cui terrorismo, omicidio, incitamento a compiere reati e cospirazione.
‘Le accuse nei confronti di López non sono mai state completamente provate e la sua condanna è chiaramente basata su motivi politici. Il suo unico ‘reato’ è stato quello di essere il leader di un partito di opposizione‘ – ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice del programma Americhe di Amnesty International. ‘López non avrebbe mai dovuto essere arrestato. Lo consideriamo un prigioniero di coscienza e chiediamo li suo rilascio immediato e incondizionato‘ – ha proseguito Guevara-Rosas.
López si era consegnato alla Guardia nazionale venezuelana il 18 febbraio 2014, al termine di una protesta di massa contro il governo da lui organizzata. Nell’agosto 2014 il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie aveva preso posizione in suo favore e anche l’Alto commissario Onu per i diritti umani aveva chiesto il suo rilascio. Altri tre imputati, Christian Holdack, Demian Martin e Angel González, sono stati a loro volta condannati ma sconteranno la loro pena fuori dal carcere.
Da quando, nella prima metà del 2014, sono scoppiate proteste in tutto il Venezuela, 43 persone (tra cui anche pubblici ufficiali) sono stati uccise e centinaia sono state ferite. Decine di persone sono state sottoposte a maltrattamenti e migliaia arrestate. Le vittime delle violazioni dei diritti umani e i loro parenti sono ancora in attesa di giustizia.