Vietnam: quattro condanne dopo processi farsa

21 Gennaio 2010

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Vietnam: condannati quattro dissidenti al termine di processi farsa

(21 gennaio 2010)

Amnesty International ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato di quattro prigionieri di coscienza vietnamiti, condannati mercoledì 20 gennaio a causa delle loro attività pacifiche in favore della democrazia.
 
In un processo durato un giorno, un tribunale di Ho Chi Minh City ha condannato Tran Huynh Duy Thuc , 43 anni ed ex proprietario di un’azienda che lavora sul web, a 16 anni di carcere e cinque di arresti domiciliari. Nguyen Tien Trung, 26 anni, ingegnere informatico e blogger, dovrà scontare sette anni di prigione, mentre il famoso avvocato Le Cong Dinh, 41 anni, e l’uomo d’affari Le Thang Long, 42 anni, sono stati condannati a cinque anni. 
 
Le sentenze si inseriscono in un clima di crescente repressione contro coloro che criticano il governo. Una nuova ondata di arresti ha avuto luogo nel maggio 2009, colpendo avvocati indipendenti, blogger e attivisti per la democrazia. Più di 30 persone, condannate al termine di processi iniqui, restano in carcere. 
 
Lo scorso mese, la pubblica accusa ha deciso di modificare il capo di imputazione, inizialmente basato sull’articolo 88 che prevede il reato ‘di condotta di propaganda’ contro lo stato, per accusarli sulla base del più grave articolo 79, per ‘conduzione di attività finalizzate al rovesciamento dell’amministrazione popolare’. 
 
La pubblica accusa non ha fornito alcuna prova a supporto dell’accusa e i giudici hanno impiegato solo 15 minuti per deliberare una sentenza che ha necessitato di 45 minuti per essere letta e che era stata palesemente preparata prima dell’udienza.

I familiari degli imputati, i diplomatici e i giornalisti hanno osservato il processo da una stanza adiacente, attraverso un video. Molti sono stati mandati via, compresi diversi familiari di Tran Huynh Duy Thuc.
 
Questo processo mette in luce anche l’urgenza di una riforma del codice penale del 1999, le cui vaghe formulazioni criminalizzano il dissenso pacifico, in contrasto con gli obblighi internazionali del Vietnam.