Vietnam: sette oppositori a processo

25 Settembre 2009

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(25 settembre 2009)

 Il 24 settembre 2009 è iniziato, per poi essere rinviato, in Vietnam il processo nei confronti di sette oppositori, colpevoli unicamente di aver criticato il governo utilizzando unicamente metodi pacifici. Le incriminazioni nei loro confronti vanno dall’aver pubblicato on line testi sulla democrazia e i diritti umani all’aver scritto poesie, dall’aver distribuito volantini ad aver sventolato striscioni.

Negli ultimi mesi il governo vietnamita ha intensificato il giro di vite nei confronti di coloro che esprimono pacificamente le proprie opinioni: almeno 11 tra avvocati, blogger e attivisti per la democrazia sono stati arrestati.

Nella maggior parte dei casi, per criminalizzare la pacifica espressione delle proprie idee, le autorità utilizzano l’articolo 88 del codice penale, sulla ‘propaganda contro la Repubblica Socialista del Vietnam’, che prevede fino a 20 anni di carcere. L’articolo 88 vieta ‘la propaganda ostile, la distorsione dei fatti e la diffamazione nei confronti dell’amministrazione popolare’, ‘la diffusione della guerra psicologica e la circolazione di notizie false per fomentare la confusione nel popolo’ e ‘la produzione, la conservazione e/o la distribuzione di documentazione e/o prodotti culturali aventi contenuti ostili allo stato’. Da tempo, Amnesty International sollecita l’abrogazione di questo articolo.

I sette oppositori sotto processo, detenuti già da un anno, sono: Nguyen Xuan Nghia (scrittore), Nguyen Van Tinh (scrittore), Nguyen Kim Nhan (elettricista), Nguyen Van Tuc (attivista per il diritto alla terra), Ngo Quynh (studente), Nguyen Manh Son (ingegnere) e Pham Van Troi (poeta).

Tra gli 11 attivisti arrestati a maggio, figurano: Le Cong Dinh (avvocato), Nguyen Tien Trung (ingegnere informatico), Tran Anh Kim (ufficiale dell’esercito in pensione), Tran Huynh Duy Thuc (blogger), Le Thang Long (uomo d’affari), Bui Thanh Hieu (blogger), Pham Doan Trang (giornalista on line) e  Nguyen Ngoc Nhu Quynh (blogger). I primi cinque sono affiliati al Partito democratico del Vietnam, una formazione politica in esilio che chiede multipartitismo e democrazia.