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In merito alle notizie di perquisizioni e arresti di importanti attivisti politici e civili collegati ad Aleksei Navalny, anch’egli in stato di arresto, la direttrice di Amnesty International Russia Natalia Zviagina ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“La repressione nei confronti del dissenso in Russia è diventata sempre più violenta e spietata, persino rispetto alle feroci rappresaglie degli ultimi anni. Mettendo a tacere gli oppositori, le autorità sembrano sfacciatamente inclini alla violazione dei diritti umani. Negli ultimi giorni, le autorità hanno arrestato una giovane madre, hanno fatto irruzione nell’abitazione dei genitori anziani di un noto giornalista e hanno avviato procedimenti penali su basi dubbie, quali la violazione delle disposizioni in materia sanitaria da parte dei manifestanti”.
“Naturalmente, questa ondata di attacchi ha l’obiettivo di reprimere il crescente dissenso popolare in Russia. Si tratta di un vile tentativo per scoraggiare l’organizzazione di ulteriori manifestazioni pacifiche di protesta contro l’azione penale nei confronti di Aleksei Navalny, per le accuse di corruzione dei massimi funzionari russi che egli ha portato alla luce”.
“La persecuzione dei manifestanti pacifici deve cessare immediatamente e i cittadini russi devono poter esercitare i propri diritti di libertà di riunione pacifica ed espressione, il 31 gennaio o in qualsiasi momento desiderino. Si tratta di diritti fondamentali”.
Ulteriori informazioni
Nel pomeriggio del 27 gennaio, sono state almeno 18 le irruzioni condotte a Mosca nelle abitazioni e negli uffici di massimi attivisti dell’opposizione, giornalisti e oppositori del governo. Le forze di sicurezza hanno preso d’assalto gli appartamenti dove vivono Yulia Navalnaya, la moglie di Aleksei Navalny, e il fratello dell’attivista, Oleg. Contemporaneamente, hanno fatto irruzione nell’ufficio della Fondazione anticorruzione e nello studio di Navalny Live, il canale YouTube del noto oppositore e attivista.
Contemporaneamente sono state condotte una serie di irruzioni in varie abitazioni, tra cui in quelle di Anastasia Vasilyeva, direttrice del sindacato “Alleanza dei medici”, di Maria Alyokhina del gruppo punk Pussy Riot, dei genitori di Sergei Smirnov, caporedattore di Mediazona, un organo di stampa indipendente.
Tali azioni sono state condotte con il pretesto di indagare sul reato previsto dall’articolo 236 del codice penale russo (violazione delle norme sanitarie ed epidemiologiche che involontariamente ha provocato o minacciato di provocare una malattia di massa o l’avvelenamento di persone). Tra gli obiettivi, figurano organizzatori e partecipanti delle proteste che erano state violentemente disperse dalle autorità sabato 23 gennaio. In caso di colpevolezza, la pena prevista è fino a due anni di reclusione.
Si tratta solo di uno tra le decine di procedimenti penali che sono stati già avviati in Russia nei confronti di attivisti politici su basi controverse, come blocchi stradali, violazione delle restrizioni di quarantena per Covid-19, danneggiamento di proprietà dello stato e uso di violenza nei confronti di agenti di polizia. È stato inoltre appena aperto un nuovo procedimento penale ai sensi dell’articolo 151.2 (coinvolgimento di minori in atti che ne mettono a rischio la vita) nei confronti di Leonid Volkov, capo degli uffici regionali della campagna di Alexey Navalny.