Tempo di lettura stimato: 2'
Amnesty International ha sollecitato le autorità irachene ad aprire un’indagine imparziale e approfondita sugli atti di violenza all’interno di Camp Ashraf, che il 1° settembre 2013 hanno causato la morte di almeno 47 persone.
I residenti di Camp Ashraf – originariamente sede di 3400 esuli iraniani, per la maggior parte membri e sostenitori dell’Organizzazione dei mojahedeen del popolo iraniano che erano stati accolti in Iraq da Saddam Hussein negli anni Ottanta – hanno riferito che le forze di sicurezza irachene hanno attaccato il campo uccidendo decine di persone, parecchie delle quali arrestate e ammanettate prima di essere passate per le armi. Le autorità irachene hanno invece attribuito le morti a scontri avvenuti all’interno del campo.
‘In occasione di precedenti attacchi, le autorità irachene non hanno indagato in modo efficace, lasciando gli abitanti del campo in uno stato di paura permanente’ – ha dichiarato Hassiba Haji Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘Stavolta, devono garantire un’indagine indipendente e trasparente, in conformità con gli standard internazionali’.
Camp Ashraf ospitava un centinaio di persone, dopo che negli ultimi anni la maggior parte dei residenti era stata trasferita a Camp Liberty, a nordest della capitale Baghdad.
Anche Camp Liberty è stato attaccato nel corso del 2013, con decine di feriti e oltre 10 morti in due attacchi avvenuti il 9 febbraio e il 15 giugno e rivendicati dall’Esercito del mukhtar, una milizia sciita.
Amnesty International ha esortato le autorità irachene a garantire la massima protezione ai residenti di Camp Liberty e Camp Ashraf.