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Un rapporto diffuso dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura, l’organo di monitoraggio istituito ai sensi della Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tortura, ha accusato le autorità croate di aver commesso gravi violenze contro i migranti e i rifugiati e di aver impedito loro di chiedere asilo.
Il rapporto, basato su una missione svolta un anno e mezzo fa in Croazia, era stato adottato nel novembre 2020 ma è stato diffuso solo ora perché le autorità di Zagabria avevano negato il consenso alla pubblicazione.
Le sue conclusioni riecheggiano quelle a cui sono giunte Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani, che negli ultimi quattro anni hanno raccolto e diffuso migliaia di testimonianze di migranti e rifugiati aggrediti dalla polizia croata e privati del diritto di chiedere asilo.
Il rapporto del Comitato contiene numerose denunce di persone prese a calci, colpite ripetutamente coi manganelli, aggredite dai cani-poliziotto, derubate dei loro beni tra cui vestiti, scarpe e persino mutande, costrette a camminare per chilometri verso il confine con la Bosnia ed Erzegovina.
Sotto accusa è anche l’assenza di indagini significative, da parte delle autorità croate, sulle denunce contro la polizia di frontiera. Anche se nel luglio 2021 il governo di Zagabria ha istituito un meccanismo di controllo sulle operazioni di frontiera, applaudito dalla Commissione europea, il Comitato ha commentato che meccanismi realmente efficaci di monitoraggio dovrebbero essere indipendenti e avere accesso, senza ostacoli e senza preavviso, a luoghi, documentazione e persone rilevanti.
A proposito delle istituzioni europee, Amnesty International ha evidenziato che la Commissione europea non ha intrapreso alcuna azione decisiva nei confronti della Croazia, nonostante le schiaccianti prove di gravi violazioni dei diritti umani da parte delle forze di polizia, alcune delle quali potrebbero essere state commesse con fondi dell’Unione europea.
Per molto tempo, la Commissione europea ha dichiarato che le denunce delle organizzazioni dei diritti umani e dei mezzi d’informazione non erano state ufficialmente confermate. Dopo il rapporto del Comitato, questa posizione non è più sostenibile.