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Il direttore generale di Amnesty International Italia, Gianni Rufini, ha trasmesso al presidente del Consiglio Matteo Renzi una serie di preoccupazioni per la situazione dei diritti umani in Iran, in vista della visita odierna in Italia del presidente Hassan Rouhani.
Rufini ha invitato il presidente del Consiglio a sollevare, nel corso dei colloqui col presidente iraniano Rouhani, una serie di temi relativi alla situazione di mancato rispetto dei diritti umani in Iran, primo tra i quali l’uso massiccio della pena capitale.
L’Iran è il secondo paese al mondo per numero di esecuzioni. Nel 2015 sono state eseguite quasi 1000 condanne a morte, soprattutto per reati legati alla droga, nonostante le stesse autorità iraniane abbiano ammesso l’inadeguatezza della pena di morte nel contrastare la diffusione della droga.
Secondo la legge iraniana, la pena di morte è inoltre prevista per reati formulati in maniera vaga e ampia, come ‘atti ostili verso Dio’ e ‘corruzione sulla terra’, nonché per atti che non dovrebbero essere considerati reati quali, ad esempio, ‘oltraggio al Profeta’ e le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso o extramatrimoniali.
I diritti alla libertà di espressione, di associazione e di riunione sono oggetto di restrizioni illegali e arbitrarie. Sono decine i prigionieri di coscienza di cui Amnesty International continua a chiedere la scarcerazione, tra cui avvocati, giornalisti, appartenenti a minoranze etniche e religiose e sindacalisti. Nel mese di ottobre, sono state emesse diverse condanne al carcere e alle frustate nei confronti di attivisti ed esponenti della cultura.
Molte prigioni sono estremamente sovraffollate, il cibo è inadeguato e l’igiene scarsa. Inoltre, dalle ricerche di Amnesty International è emerso che ai detenuti malati sono spesso negate cure mediche adeguate, compresa la somministrazione di farmaci, e viene loro rifiutato il rilascio temporaneo per malattia, previsto dalla normativa in vigore.
Amnesty International è inoltre preoccupata per la perdurante discriminazione nei confronti delle donne, evidenziata recentemente dalla presentazione in parlamento di due controversi disegni di legge che consolidano ulteriormente la discriminazione, rischiano di favorire la violenza contro le donne e riducono il loro accesso ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva, esponendole così a un maggior pericolo di gravidanze indesiderate, aborti a rischio, mortalità materna, contagio da Hiv/Aids e da altre malattie sessualmente trasmissibili.
Altrettanto discriminate sono, nella legge e nella prassi, le minoranze etniche come gli arabi, i curdi e i turkmeni, e quelle religiose come i baha’i e i gruppi cristiani.
Rufini ha auspicato che il governo italiano possa farsi promotore di un miglioramento della tutela dei diritti umani in Iran, nel contesto delle proprie relazioni bilaterali, oltre che multilaterali, con il paese.