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Nel pomeriggio del 1° marzo, Wind ha annunciato la cessazione della programmazione televisiva di uno spot offensivo per le vittime della tortura e che aveva suscitato lo sdegno anche della famiglia di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano recentemente assassinato in Egitto.
Nello spot, una voce fuori campo ordinava la tortura dell’attore Giorgio Panariello, il quale in questo modo veniva costretto a ‘confessare’, legato con una corda, i dettagli sulle nuove promozioni tariffarie della compagnia telefonica.
L’importante risultato è stato ottenuto grazie a una campagna di messaggi e proteste di Amnesty International Italia lanciata il 28 febbraio, seguita dalla presa di posizione dell’associazione Antigone e da un articolo de ‘la Repubblica’, che collabora con Amnesty International Italia nell’ambito dell’azione ‘Verità e giustizia per Giulio Regeni’.
Amnesty International Italia ha apprezzato la decisione di Wind di ritirare lo spot così come la sua intenzione di offrire scuse e rincrescimento alla famiglia di Giulio Regeni.