Al via “Write for rights”, la principale campagna annuale di Amnesty International

19 Novembre 2020

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Al via “Write for rights”, la principale campagna annuale di Amnesty International: “I governi hanno l’opportunità di schierarsi a favore dell’umanità”

Amnesty International lancia oggi “Write for Rights”, la sua principale campagna annuale, che chiederà fino alla fine del 2020 ai governi di porre rimedio alle ingiustizie nei confronti di coloro che sono detenuti o perseguitati e di dare l’esempio nella costruzione di un mondo post-Covid-19 maggiormente equo.

“Per quanto sia devastante, la pandemia da Covid-19 sta anche tirando fuori il meglio dalle persone. Assistiamo a innumerevoli gesti di compassione e di solidarietà delle persone, le une con le altre, per dare una mano a chi ne ha più bisogno. Invece, purtroppo, molti governi hanno preso la direzione opposta, imprigionando e perseguitando chi si pone dalla parte dei diritti umani”, ha dichiarato Julie Verhaar, segretaria generale ad interim di Amnesty International.

“Siamo a un bivio: tutti possiamo fare la scelta di costruire un futuro migliore che ponga al centro la dolcezza, la solidarietà, la tolleranza e i diritti umani. I governi devono cogliere questo momento per mostrare che possono rimediare alle ingiustizie rilasciando i prigionieri di coscienza, cessando di perseguitare i difensori dei diritti umani e rispettando il diritto di ogni persona alla libertà d’espressione”, ha aggiunto Verhaar.

Ogni anno, nel corso della campagna “Write for Rights”, milioni di lettere, e-mail, tweet, post e cartoline vengono scritti in favore di persone i cui diritti umani sono sotto attacco. Nel 2019 sono state realizzate oltre sei milioni e mezzo di iniziative del genere.

Amnesty International Italia promuoverà casi di gruppi di difensori dei diritti umani e singole persone relativi ad Algeria, Arabia Saudita, Cile, Colombia e Turchia.

Khaled Drareni, tra i più noti giornalisti dell’Algeria, ha seguito sin dall’inizio le manifestazioni di “Hirak”, la protesta pacifica che ha riempito le strade del paese per oltre un anno a partire dal 2019. Per aver svolto il suo dovere professionale, è stato condannato a tre anni (ridotti a due in appello) per “istigazione a prendere parte a un raduno disarmato”. Amnesty International chiede che la sua condanna sia annullata e che sia rilasciato.

Nassima al-Sada, attivista per i diritti umani dell’Arabia Saudita, è stata tra le protagoniste delle campagne per rivendicare il diritto delle donne a guidare e a svolgere le attività quotidiane senza il permesso di un “tutore” maschio. Per questo, nel luglio 2018, è stata arrestata. In carcere ha subito maltrattamenti ed è stata posta in isolamento dal febbraio 2019 al febbraio 2020. Ha il permesso di telefonare alla sua famiglia una volta a settimana, ma non può ricevere visite, nemmeno quella del suo avvocato. Amnesty International chiede che sia prosciolta da ogni accusa e scarcerata.

Gustavo Gatica, uno studente di Psicologia dell’università di Santiago del Cile, ha perso la vista da entrambi gli occhi l’8 novembre 2019 dopo che è stato colpito da pallini da caccia esplosi dalla polizia durante una manifestazione. Amnesty International chiede alle autorità cilene di individuare e punire i responsabili.

Jani Silva, difensora dei diritti ambientali della Colombia e rappresentante di centinaia di contadini del dipartimento di Putumayo, subisce minacce e tentativi di criminalizzazione come tanti altri difensori dei diritti umani, molti dei quali vengono assassinati ogni anno. Amnesty International chiede protezione per lei e per tutti i difensori dei diritti umani della Colombia.

Il Gruppo di solidarietà per le persone Lgbti del Politecnico del Medio Oriente (Metu) di Ankara, la capitale della Turchia, ha organizzato per anni un Pride all’interno del campus. Nel 2019 la polizia è intervenuta durante la manifestazione, arrestando e picchiando alcuni partecipanti. Amnesty International chiede l’assoluzione di tutti coloro che, da allora, sono sotto processo e indagini sull’uso eccessivo della forza da parte della polizia.

Nelle precedenti edizioni, la campagna “Write for Rights” ha cambiato concretamente la vita di molte persone.

Moses Akatugba, un minorenne della Nigeria condannato a morte quando aveva 15 anni per il furto di tre telefoni cellulari, è stato rilasciato dopo otto anni nel braccio della morte grazie alla campagna “Write for Rights” del 2018.

L’edizione 2019 ha inoltre favorito l’annullamento di un’altra condanna a morte inflitta a un minorenne del Sud Sudan, Magai Matiop Ngong, per aver involontariamente ucciso suo cugino a 15 anni di età. Nel luglio 2020 la Corte d’appello ha annullato la sentenza ordinando un nuovo processo.

“Il potere dell’azione delle singole persone per salvare vite umane e chiamare i governi a rispondere del loro operato non dev’essere mai sminuito. Anno dopo anno vediamo l’impatto potente che hanno azioni semplici, come scrivere una lettera o inviare un’e-mail”, ha commentato Verhaar.

“Write for Rights racconta di come le persone aiutino altre persone. Questo modo di esprimere la nostra umanità non è mai stato così importante e rilevante come ora. I governi devono rispondere a questo immenso desiderio di cambiamento assicurando giustizia a tutti coloro i cui diritti umani vengono attaccati”, ha concluso Verhaar.