Tempo di lettura stimato: 8'
In Yemen milioni di persone con disabilità non solo sopportano da anni il peso del conflitto armato ma vanno incontro anche a una profonda esclusione, all’interno di una crisi umanitaria che secondo le Nazioni Unite è attualmente la più grave del mondo.
Il rapporto di Amnesty International Esclusi: la vita delle persone con disabilità nel conflitto armato in Yemen, pubblicato in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, è frutto di sei mesi di ricerche, sopralluoghi in tre province dello Yemen meridionale e interviste a quasi 100 persone per documentare l’esperienza di 53 donne, uomini e bambini con diversi tipi di disabilità.
“La guerra yemenita è stata caratterizzata da bombardamenti illegali, sfollamenti e scarsità di servizi essenziali che costringono molti a una lotta per la sopravvivenza. La risposta umanitaria è allo stremo me le persone con disabilità, le quali rappresentano già una categoria a maggior rischio durante i conflitti armati, non dovrebbero trovarsi ad affrontare sfide ancora più grandi per accedere agli aiuti essenziali” ha dichiarato Rawya Rageh, alta consulente di Amnesty International per la risposta alle crisi.
“I donatori internazionali, le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie che lavorano con le autorità dello Yemen devono fare di più per superare le barriere che impediscono alle persone con disabilità di soddisfare persino le loro necessità fondamentali”, ha proseguito Rawya Rageh.
Violenza e sfollamenti forzati
Le persone con disabilità soffrono difficoltà ancora più gravi quando scappano dalla violenza. Molti hanno detto ad Amnesty International di aver dovuto affrontare lunghi ed estenuanti viaggi senza sedie a rotelle, stampelle o altri mezzi di ausilio. La maggior parte di essi dipendevano dalla famiglia o dagli amici.
“Il viaggio è stato straziante… Mi spostavano da un autobus a un altro, in tutto quattro… Mi ha trasportato il mio vicino” ha dichiarato Migdad Ali Abdullah, un ragazzo di 18 anni con mobilità ridotta e disturbi di comunicazione descrivendo il viaggio di 18 ore che ha compiuto all’inizio del 2018 insieme alla sua famiglia da Hodeidah per raggiungere un campo per sfollati a Lahj.
Alcune persone con disabilità sono rimaste indietro mentre le loro famiglie scappavano, separate nella confusione o perché il viaggio era troppo duro per loro.
Quando le persone con disabilità riescono a mettersi in fuga, il viaggio spesso peggiora le loro condizioni di salute o la loro invalidità. Alcuni sono divenuti disabili perché le parti in conflitto non hanno informato adeguatamente i civilisu gli attacchi che avrebbero potuto coinvolgerli. Una donna di 92 anni con una già ridotta mobilità ha riferito di essere caduta provocandosi fratture multiple mentre cercava di scappare da un combattimento nel suo villaggio di Ta’iz.
Nei campi per gli sfollati, Amnesty International ha rilevato errori di progettazione che colpiscono le persone con disabilità, come la progettazione dei bagni o la posizione dei punti di distribuzione degli aiuti. Questi errori privano le persone con disabilità della propria indipendenza e della loro dignità costringendole ad appoggiarsi alle loro famiglie o ad altri. Un uomo di 75 anni con mobilità ridotta ha detto di aver bisogno del figlio per recarsi al bagno: “Mi trascinano. Non riescono a sollevarmi”.
Bisogni elevatissimi ma senza una risposta
Lo Yemen ha aderito alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e ha delle leggi concepite per proteggere gli almeno 4,5 milioni di persone con disabilità, ovvero il 15 per cento della popolazione del paese, secondo quanto calcolato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Ci sono pochi dati attendibili e considerato l’impatto del conflitto in corso alcuni esperti ritengono che il numero effettivo sia maggiore.
La guerra yemenita e il crollo economico hanno colpito duramente la sanità pubblica e i servizi sociali portando a una sistematica incapacità a garantire i diritti delle persone disabili. Molti si affidano all’elemosina o si arrangiano; qualcuno finisce in povertà per pagare beni fondamentali come farmaci o pannolini per adulti.
I familiari hanno detto di aver venduto i loro averi o aver rimandato il pagamento dell’affitto e altre importanti spese per dare priorità ai costi relativi al sostegno di un proprio familiare. La mamma di una bambina di tre anni con epilessia e atrofia muscolare spinale ha dichiarato:
“Ho venduto i mobili di casa e l’ho portata a Sana’a per curarla […] Dopo quattro mesi, ho visto che non si muoveva, non rideva e non giocava. L’ho riportata [a Sana’a]. L’altro giorno ho persino chiesto a un amico di vendere un rene. Sarei disposta a farlo, per potermi permettere un altro anno di cure, le scarpe di cui ha bisogno e qualsiasi altra cosa”.
Anche i mezzi di ausilio scarseggiano. Le persone con disabilità che ne hanno uno hanno riferito ad Amnesty International che spesso non sono adatti; ad esempio, le sedie a rotelle non vanno bene per il terreno accidentato dei campi per sfollati o le protesi non calzano bene. Lo Yemen meridionale ha un unico centro per le protesi ed è costretto a inviarne alcune tipologie all’estero per le riparazioni.
I ripetuti conflitti nella regione dello Yemen hanno provocato un aumento dei problemi psichici, con un’importante quota della popolazione, tra i quali molti bambini, gravemente traumatizzata. Uno yemenita medio di 25 anni ha vissuto 14 conflitti armati nella sua vita. Inoltre, il sostegno psicologico è pressoché inesistente; sono solo 40 gli psichiatri in tutto il paese, la maggior parte dei quali si trova nelle città.
Bisogno di migliore inclusione
Amnesty International riconosce che le organizzazioni umanitarie si trovano ad affrontare sfide enormi in Yemen. Tuttavia, esse possono intraprendere delle azioni dirette al miglioramento del proprio intervento. Ad esempio, dovrebbero raccogliere e analizzare meglio i dati sull’intera popolazione con disabilità di cui si occupano. Sarebbe altresì opportuno che le persone con disabilità venissero coinvolte direttamente nella progettazione e nella consegna dell’aiuto, dunque assicurando loro il diritto di prendere parte alle decisioni che interessano le loro vite.
“Le persone con disabilità di tutto il mondo chiedono giustamente che nessuna decisione sia presa ‘su di noi, senza di noi’ e lo Yemen non rappresenta un’eccezione. I donatori internazionali devono farsi avanti per finanziare interamente gli impegni umanitari e fare un lavoro migliore affinché gli yemeniti con disabilità non siano abbandonati” ha dichiarato Rasha Mohamed, ricercatrice di Amnesty International sullo Yemen.
“Cose relativamente semplici possono fare molto per colmare le lacune, ad esempio ascoltare il punto di vista delle persone con disabilità, fornire strumenti di ausilio in quantità sempre maggiore e più idonei e bagni che rispondano ai loro bisogni specifici”, ha concluso Mohamed.