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Amnesty International ha chiesto alle autorità yemenite di fare in modo che le forze di sicurezza non ricorrano a uso eccessivo della forza, come invece hanno fatto negli ultimi sei giorni in cui hanno represso le manifestazioni pacifiche in corso nel paese.
Secondo informazioni ricevute da Amnesty International, il 17 febbraio, almeno 10 manifestanti a Sana’a sarebbero stati feriti dopo che le forze di sicurezza in borghese avevano esploso colpi di arma da fuoco sui manifestanti che chiedevano le dimissioni del presidente. Testimoni hanno riferito che agenti in borghese e assalitori definiti come ‘bande di criminali’ hanno aggredito e picchiato i dimostranti.
Inoltre, secondo alcuni attivisti, operatori di Al Jazeera e Al Arabiya, sarebbero stati picchiati da persone non identificate che hanno distrutto le loro telecamere. Un operatore della agenzia di stampa Associated Press ha riferito di essere stato aggredito e che la sua telecamera è stata sequestrata da uomini armati di coltelli.
Queste aggressioni seguono l’uccisione di quattro uomini e il ferimento di decine di persone durante la repressione della manifestazioni nel quartiere di al-Mansurah, ad Aden, circondato dalle forze di sicurezza che impedivano l’acceso all’area. Decine di manifestanti arrestati sono tenuti in incommunicado nel carcere di al-Mansurah e si teme rischino tortura e altri maltrattamenti. Ai familiari non è stato concesso di fare loro visita. Alcune persone hanno dichiarato di aver sentito spari provenienti dalla zona anche il 17 febbraio.
Le proteste indette ad Aden il 16 febbraio erano iniziate pacificamente e si stavano svolgendo senza gravi incidenti sotto il controllo delle forze di sicurezza locali. Sono degenerate quando le forze di sicurezza centrali sono arrivate e hanno aperto il fuoco.
Nello Yemen, proteste contro la discriminazione del governo centrale nei confronti degli abitanti del Sud e sempre di più in favore della secessione, hanno luogo sporadicamente dal 2007. Da febbraio di quest’anno, si sono aggiunte manifestazioni nella capitale Sana’a e in altre città del paese, per chiedere le dimissioni del presidente.