Yemen: forze di sicurezza bloccano l’accesso a ospedale

28 Febbraio 2011

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Secondo informazioni ricevute da Amnesty International, dopo la violenta repressione delle manifestazioni antigovernative il 25 febbraio che ha causato la morte di almeno 11 persone, le forze di sicurezza centrali hanno impedito ai residenti di portare i feriti  in ospedale.

Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui manifestanti e passanti da veicoli corazzati e hanno attaccato le abitazioni dove credevano si fossero rifugiati i manifestanti. Sembra che due uomini siano stati uccisi nelle loro abitazioni nel corso di un’intensiva sparatoria; entrambi sono stati colpiti alla testa.

Gli eventi in Yemen stanno prendendo una brutta piega e le forze di sicurezza del paese stanno mostrando un irresponsabile disprezzo per la vita umana‘ – ha dichiarato Philip Luther, vicedirettore del Programma Medio Oriente e Nord Africa di Amnesty International.

Le autorità yemenite hanno il dovere di assicurare che tutti i feriti ricevano cure mediche. Non devono bloccare senza motivo l’accesso all’assistenza medica d’urgenza, in particolare quando la vita delle persone è in pericolo‘.

Un medico ha riferito ad Amnesty International: ‘Sono andato nell’area al-Mu’alla  per portare dei feriti in ospedale ma una volta arrivati le forze di sicurezza non mi hanno fatto entrare e mi hanno detto di tornare indietro. Ho mostrato la mia carta d’identità, ho detto loro che ero un dottore e che volevo aiutare i feriti che erano nelle strade, ma mi hanno risposto: ‘Lasciali morire’. Sono dovuto tornare indietro‘.

Da quando le proteste hanno avuto inizio, il 16 febbraio, le persone uccise fino al 26 febbraio sono state 27, in media tre al giorno, di cui 24 ad Aden, due a Sana’a e uno a Ta’izz.

Amnesty International ha chiesto alle autorità yemenite di tenere sotto controllo le forze di sicurezza e di porre fine alla repressione nei confronti delle manifestazioni antigovernative. L’organizzazione per i diritti umani ha, inoltre, sollecitato l’apertura immediata di un’indagare sulle uccisioni e sul mancato accesso alle cure mediche per i feriti.