Yemen, il terrore delle milizie: minorenni stuprati nella città di Ta’iz

11 Marzo 2019

Credit: Amnesty International

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“Lui ha iniziato a colpirmi col calcio del fucile e con calci e pugni mi ha spinto contro il muro. Allora ha detto che voleva stuprarmi. Io ho iniziato a piangere e a pregarlo di considerarmi come suo figlio. Si è infuriato ancora di più e ha ripreso a picchiarmi. Poi mi ha preso per il collo, mi ha spinto a terra e mi ha stuprato”.

Questa è una delle terribili testimonianze da noi raccolte di bambini, anche minori di 8 anni, stuprati nella città yemenita di Ta’iz da presunti membri delle milizie sostenute dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita.

Dal 2015 Ta’iz è stata al centro di intermittenti quanto pesanti scontri tra le forze huthi e un’amalgama di forze anti-huthi fedeli alla coalizione a guida saudita e al governo yemenita. Gli scontri si sono intensificati durante il 2018.

Quattro anni di conflitti hanno portato alla proliferazione di milizie pro-coalizione saudita e filogovernative, le principali delle quali sono affiliate al partito Islah o a gruppi salafiti. Pur stando teoricamente dalla stessa parte, queste milizie hanno agende in conflitto e si scontrano frequentemente tra loro.

I casi di violenza sessuale

Ci siamo occupati di quattro casi di violenza sessuale: tre di stupro e uno di tentato stupro. Due referti medici da noi esaminati fanno riferimento a lesioni nella zona anale su due delle vittime, a conferma delle loro testimonianze.

A far pensare due volte le famiglie prima di presentare denuncia sono stati sia il clima d’impunità e di rappresaglia quanto soprattutto il fatto che le persone sospette sarebbero politicamente fedeli alle istituzioni locali, controllate dal partito Islah. Due civili sono attualmente in attesa del processo per altrettanti casi, mentre i miliziani sospettati coinvolti nei restanti due casi non sono stati neanche arrestati.

Abbiamo scritto al procuratore generale dello Yemen chiedendo commenti e chiarimenti ma non abbiamo ricevuto risposta. Negli ultimi mesi, le istituzioni e il sistema giudiziario hanno ripreso in parte a funzionare nel sud dello Yemen occupandosi di un modesto numero di casi.

Le famiglie hanno dovuto affrontare moltissimi ostacoli. Tutti e quattro i casi sono stati segnalati al dipartimento per le indagini penali di Ta’iz. Ma quando questo ufficio ha chiesto a uno degli ospedali principali della città di visitare le tre vittime di stupro e di produrre certificati medici, in un caso l’ospedale ha opposto inizialmente rifiuto per poi chiedere in cambio del certificato un versamento di denaro che la famiglia non è stata in grado di reperire.

Siamo venuti a conoscenza di almeno altri due casi di stupro di cui le famiglie hanno troppo timore di parlare. Due delle quattro famiglie che hanno denunciato le violenze sono state costrette ad allontanarsi per evitare la vendetta delle milizie.

Queste strazianti testimonianze confermano quando il conflitto incorso abbia reso i minorenni di Ta’iz vulnerabili allo sfruttamento sessuale, in una città dominata dall’insicurezza e dalla fragilità delle istituzioni. Queste vittime e le loro famiglie sono state lasciate sole e prive di protezione durante e dopo questo incubo“, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.

Minori stuprati in Yemen: le testimonianze dei familiari

“Quando la sera è tornato a casa, è andato direttamente al gabinetto. Quando ne è uscito, gli ho chiesto cosa fosse successo ma non ha risposto. Si è messo a piangere e io ho iniziato a piangere a mia volta. Siamo rimasti seduti vicini per tre giorni, non riuscivamo a bere né a mangiare né a dormire. Dal punto di vista psicologico era terrorizzato, aveva un aspetto era giallo e spossato. Stava seduto lì guardando nel vuoto…”

Chi parla è la madre di un 16enne vittima di stupro. La donna ha sporto denuncia al dipartimento per le indagini penali che ha emesso un decreto, da noi esaminato, per ordinare una visita medica e un referto.

Il medico, che lavora in un ospedale controllato da Islah, si è rifiutato: “Il dottore mi ha detto che mio figlio non aveva nulla che non andasse e che non avrebbe scritto il referto“, ha raccontato.

Poi la direzione dell’ospedale ha chiesto soldi per produrre il certificato ma la madre non è stata in grado di pagare.

“Mio figlio mi ha detto che il figlio dell’imam lo ha chiuso nel gabinetto della moschea, gli ha tappato la mano con la bocca e ha iniziato a spogliarlo. Dopo aver finito, ha chiamato l’amico che ha fatto la stessa cosa a mio figlio”, ha riferito la madre.

Secondo i referti medici esaminati, da allora il bambino presenta difficoltà motorie, mancanza di concentrazione e una commozione cerebrale conseguenza delle ripetute percosse.

Come in altre situazioni di conflitto, la dimensione della violenza sessuale in Yemen resta sottostimata. Non esistono dati pubblici recenti su quella contro i minorenni. Secondo il Fondo delle Nazioni Unite sulla popolazione, 60.000 donne sono a rischio di subire violenza sessuale, compreso lo stupro. Sempre secondo le Nazioni Unite, la violenza sessuale contro i ragazzi e gli uomini adulti è comune ma assai poco denunciata.

Minori stuprati in Yemen: le nostre conclusioni

Secondo la famiglia del 12enne scampato allo stupro, gli autori dell’attacco per vendetta non sono stati arrestati e la famiglia è stata costretta a lasciare Ta’iz, chiudendo la piccola attività commerciale. Allo stesso modo, nessuno è stato arrestato per lo stupro del ragazzo di 16 anni e il miliziano sospettato rimane a piede libero. In relazione agli altri due casi, altrettanti civili sono detenuti in attesa del processo.

Sollecitiamo indagini rapide, approfondite, indipendenti e imparziali su tutti questi casi. Coloro nei confronti dei quali vi siano prove sufficienti dovrebbero essere sottoposti a un processo equo, senza ricorso alla pena di morte o ad altre pene crudeli, inumane e degradanti“, ha dichiarato Morayef.

La legge yemenita prevede la pena di morte per gli autori di violenze sessuali. Noi ci opponiamo fermamente alla pena capitale in ogni circostanza e senza eccezioni.

La Convenzione sui diritti dell’infanzia, ratificata dallo Yemen nel 1991, obbliga gli stati parti a prendere tutte le misure appropriate per proteggere i minorenni da ogni forma di violenza fisica o psicologica, compresa la violenza sessuale.