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La morte di almeno otto manifestanti pacifici, uccisi la mattina del 24 marzo da membri delle Forze centrali per la sicurezza nella città di Ta’iz, mostra fino a che punto lo Yemen stia discendendo nel caos. Altre 119 persone sono ricoverate in ospedale per le ferite (in almeno 38 casi provocate da colpi d’arma da fuoco) riportate a partire dal 22 marzo, quando sono iniziate massicce proteste contro gli houti, il gruppo armato che aveva appena preso possesso di Ta’iz.
Il massacro dei manifestanti, compiuto da forze leali agli houti, segue di pochi giorni la strage delle moschee di Sana’a, avvenuta il 20 marzo, con 137 morti e 345 feriti tra i fedeli houti, di fede sciita.
Il controllo del paese è conteso sin dal mese di gennaio, quando il presidente Abd Rabbuh Mansour al-Hadi è stato costretto a dimettersi a causa delle pressioni degli houti, che avevano conquistato la capitale Sana’a nel settembre 2014.
Al-Hadi si è successivamente spostato ad Aden, nello Yemen meridionale, su cui starebbero convergendo le forze houti.