Foto di Mkhululi Thobela/Anadolu Agency via Getty Images
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Al termine di un periodo elettorale segnato da violazioni dei diritti umani e che lo ha visto rieletto per il secondo mandato, Amnesty International ha confermato il proprio giudizio sul presidente Emmerson Mnangagwa: non ha rispettato la promessa di rompere col passato.
In un rapporto intitolato “La situazione dei diritti umani nello Zimbabwe dal 2018 al 2023”, Amnesty International denuncia che le autorità dello stato africano hanno sistematicamente soppresso il dissenso pacifico, hanno progressivamente militarizzato la gestione dell’ordine pubblico e sempre più usato eccessiva forza durante le proteste.
Chiunque osi esprimere la propria opinione od organizzare proteste per criticare le politiche prendere governative subisce persecuzioni che a volte coinvolgono anche i loro familiari. Sono in aumento anche i rapimenti di difensori dei diritti umani, nella completa impunità.
Un esempio della continuità col passato è l’entrata in vigore, nel luglio 2023, della cosiddetta Legge patriottica. Così come le norme introdotte dal presidente Robert Mugabe nel 2002, il testo criminalizza, con una terminologia del tutto generica, il “danno intenzionale alla sovranità e agli interessi nazionali dello Zimbabwe”, punendolo persino con la pena di morte.
Altre norme repressive introdotte di recente sono, nel 2020, la Legge sull’informazione e, nell’anno successivo, la Legge sulla protezione dei dati informatici, la Legge sul mantenimento della pace e dell’ordine e la Legge sulle organizzazioni private di volontariato.
Solo nel 2021 almeno 15 giornalisti sono stati aggrediti o arrestati solamente per aver svolto il loro lavoro, spesso riguardante corruzione o commistioni tra imprese private e ministri del governo.
Il periodo che ha preceduto le elezioni dell’agosto 2023 è stato segnato da gravi violazioni dei diritti umani. A gennaio, 25 esponenti del partito di opposizione Coalizione dei cittadini per il cambiamento (Ccc) sono stati arrestati e picchiati durante una riunione privata. Il 17 maggio, sei studenti dell’Università dello Zimbabwe sono stati arrestati nel corso di una protesta pacifica nella capitale Harare.