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Il 22 maggio 2013 entrava in vigore, dopo una schiacciante approvazione referendaria, la nuova Costituzione dello Zimbabwe. Piena di riferimenti ai diritti economici, sociali, culturali, civili e politici, la Costituzione era il manifesto di ciò che un paese che intende promuovere e proteggere i diritti umani dovrebbe essere.
A un anno di distanza, lo Zimbabwe non è un paese nel quale i diritti alla libertà d’espressione, di manifestazione e di associazione sono rispettati, né un paese nel quale i giornalisti e i difensori dei diritti umani possono svolgere il loro legittimo lavoro senza timore di essere perseguitati. Le leggi sull’ordine pubblico e sulla sicurezza continuano a essere usate per violare i diritti umani. Negli ultimi 12 mesi, Amnesty International ha documentato numerosi casi in cui incontri ed eventi pubblici sono stati vietati e difensori dei diritti umani sono stati arrestati e incriminati.
Per limitarci agli ultimi due mesi, il 24 aprile una decina di attivisti sono stati arrestati a Masvingo mentre prendevano parte a una protesta pacifica contro l’inefficienza dei servizi di nettezza urbana. Il 28 aprile il direttore di NewsDay, Nevanji Madanhire, e un giornalista dello stesso quotidiano sono stati incriminati per aver dato la notizia della morte di un bambino di quattro anni, investito da un minibus mentre tentava di fuggire dalla polizia. Il 3 maggio è stata impedita una manifestazione in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa.