Tempo di lettura stimato: 2'
Con le almeno sette impiccagioni portate a termine il 7 novembre, il numero delle condanne a morte eseguite in Iraq nel 2013 è salito ad almeno 132. Si tratta del più alto numero di esecuzioni dal 2004, l’anno in cui l’Iraq reintrodusse la pena capitale. Il numero effettivo potrebbe essere persino più alto, in quanto le autorità irachene non forniscono dati completi. Tanti altri prigionieri attualmente nei bracci della morte rischiano di essere messi a morte entro la fine dell’anno.
‘Le esecuzioni in Iraq hanno spesso luogo al termine di processi irregolari preceduti da torture e durante i quali gli imputati non hanno pieno accesso alla difesa. Per proteggere la popolazione dai violenti attacchi dei gruppi armati, il governo farebbe meglio a svolgere indagini efficaci e a portare gli autori di fronte alla giustizia tramite processi equi e senza ricorso alla pena di morte. A quanto pare, il governo rifiuta di accettare il fatto che la pena di morte non serve come deterrente nei confronti dei gruppi armati che prendono a bersaglio i civili‘ – ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.