A Cuba entra in vigore il nuovo codice penale: la nostra analisi

3 Dicembre 2022

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Approvato a maggio, il 1° dicembre a Cuba è entrato in vigore il nuovo codice penale. Secondo Amnesty International, il testo rischia di inasprire le limitazioni di vecchia data nei confronti della libertà di espressione e di protesta e prospetta un futuro fosco al giornalismo indipendente, all’attivismo per i diritti umani e a chiunque intenda criticare le autorità.

Al momento dell’entrata in vigore del nuovo codice penale, 141 pagine che vanno a sostituire quello del 1987, centinaia di persone erano in carcere per aver preso parte alle proteste del luglio 2021, così come altre a seguito della repressione delle manifestazioni dell’ottobre di quest’anno.

Amnesty International ha analizzato il nuovo codice penale rinvenendovi cinque motivi di preoccupazione.

Restano in vigore molte vecchie norme usate per ridurre al silenzio e imprigionare chi fa attivismo per i diritti umani

Tutti i prigionieri di coscienza adottati da Amnesty International, così come centinaia di altre persone arrestate durante le recenti proteste, sono stati accusati di reati già presenti nel vecchio codice penale, come “disordini pubblici”, “resistenza”, “disprezzo” od “offesa a simboli nazionali”.

Uno di loro è l’artista Luis Manuel Otero Alcántara, condannato per “disordini pubblici”, “disprezzo” e “offesa a simboli nazionali”.

Rispetto al vecchio codice penale, che prevedeva pene da tre mesi a un anno e/o una multa, ora i reati di “disordini pubblici”, “disprezzo” e “resistenza” sono puniti con pene da sei mesi a un anno e/o una multa. Il reato di “offesa a simboli nazionali” come la bandiera o l’inno nazionale prevede ora da due a cinque anni di carcere e/o una multa, rispetto a pene da tre mesi a un anno e/o una multa.

Viene introdotto il reato di “messa in pericolo dell’ordine costituzionale e del normale funzionamento” delle istituzioni

L’articolo 120.1 del nuovo codice penale prevede condanne da quattro a 10 anni per chi “mette in pericolo l’ordine costituzionale e il nomale funzionamento dello stato o del governo di Cuba”.

Si tratta di un reato incompatibile con gli standard internazionali sul diritto alla libertà d’espressione, che può essere limitata in assai poche circostanze.

Viene introdotto anche il reato di ricevimento di fondi

L’articolo 143 del nuovo codice penale è destinato a penalizzare ulteriormente l’operatività delle organizzazioni della società civile, dell’attivismo e dei giornalismo indipendente in quanto vieta il ricevimento o l’uso di fondi che si considerino destinati a “finanziare attività contro lo stato cubano e il suo ordinamento costituzionale”. Le pene variano da quattro a 10 anni.

Sono previste gravi limitazioni alla libertà d’espressione online

Per la prima volta il codice penale autorizza espressamente le autorità a limitare gravemente la libertà d’espressione sui social media e introduce una serie di reati relativi a “telecomunicazioni, informazione e tecnologia della comunicazione” che, per la loro vaghezza, si prestano all’abuso da parte delle autorità.

Inoltre il nuovo articolo 391.1 punisce con pene da sei mesi a due anni e/o una multa chi consapevolmente diffonde “false informazioni”: le pene aumentano se queste vengono diffuse attraverso i social media, su portali online così attraverso la stampa cartacea.

Chi “offenda una persona nel suo onore”, attraverso scritti, disegni, atti o gesti può incorrere nella sanzione da sei mesi a un anno e/o una multa, con aumento della pena se l’informazione è condivisa sui social media.

Infine, la pena di morte resta in vigore per 23 reati.