Foto di Matteo Nardone
Tempo di lettura stimato: 6'
La quinta edizione del Premio “Sport e diritti umani”, promosso da Amnesty International Italia e Sport4Society, è stata vinta dalla calciatrice e attivista palestinese Natali Shaheen, ex capitana della nazionale di calcio della Palestina e attualmente al F.C. Athena Sassari Calcio a 5.
In occasione della cerimonia di premiazione di quest’anno, svoltasi a Roma presso la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) alla presenza del presidente Vittorio Di Trapani, è stato conferito un premio internazionale speciale a Gary Lineker, calciatore inglese, Scarpa d’oro ai Mondiali del 1986 e presentatore televisivo di calcio di fama mondiale, per il suo costante impegno nel promuovere i diritti umani attraverso la sua attività di commentatore sportivo e con iniziative come la partecipazione alla campagna ‘Football Welcomes’, che sostiene i rifugiati e i richiedenti asilo tramite il calcio e favorisce l’inclusione sociale.
“È un grande onore ricevere questo prestigioso premio in un paese che non è il mio, il che significa molto per me. Sono davvero lusingato. Penso che sia un premio di grande valore perché sottolinea l’importanza del rispetto dei diritti umani nel mondo dello sport. Il calcio è una vetrina e penso sia importante per le persone che ci lavorano sfruttarla al massimo per trasmettere messaggi positivi”, ha dichiarato Gary Lineker.
La giuria, presieduta da Riccardo Cucchi, ha assegnato di comune accordo il premio Sport e diritti umani a Shaheen per la sua determinazione e il suo impegno nella difesa dei diritti umani e del diritto allo sport, che dovrebbe essere accessibile a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche, sociali e di genere.
“In un sistema in cui la percezione e il giudizio sul calcio femminile stanno sicuramente cambiando, ma con ancora molti gli ostacoli da superare, Natali Shaheen si fa portavoce di un approccio allo sport privo di discriminazioni.” – ha commentato Riccardo Cucchi – “Con un interessante confronto tra calcio femminile palestinese e italiano, Natali fa luce sulle evidenti difficoltà che le calciatrici devono affrontare quotidianamente; tramite il racconto della sua esperienza personale ha voluto incoraggiare tutte le donne a non smettere mai di credere in loro stesse e non perdere la fiducia”.
Natali Shaheen ha pubblicato nel 2022 il libro “Un calcio ai pregiudizi”, basato sulla sua tesi di laurea, che mostra le difficoltà economiche, culturali e politiche che le donne palestinesi devono affrontare per giocare a calcio. Nel libro, Shaheen ha raccolto testimonianze di calciatrici italiane e palestinesi per evidenziare le discriminazioni di genere e i pregiudizi che persistono sul campo e nella vita quotidiana. Ha anche sostenuto vari progetti dell’Associazione Ponti non Muri per creare un ponte tra la Sardegna e la Palestina attraverso la cultura e lo sport. Natali ha donato i ricavi del suo libro all’Associazione per finanziare incontri educativi e allenamenti di calcio per ragazze e giovani donne in Palestina e in Sardegna, con l’obiettivo di promuovere il calcio femminile e l’empowerment delle ragazze e delle donne in comunità marginalizzate.
“Sono rimasta senza parole quando ho ricevuto la telefonata che annunciava l’assegnazione del premio. Non riuscivo a credere alle mie orecchie, non me lo sarei mai aspettato. Sono estremamente grata per questo riconoscimento, che dedico a coloro che mi hanno aiutato e che hanno sempre creduto in me, e continuano a farlo anche oggi. Sono onorata di ricevere questo magnifico e significativo premio”, ha commentato Natali Shaheen
Luca Musumeci, presidente di Sport4Society ha così commentato: “Lo sport è un ottimo mezzo di comunicazione di valori quali il rispetto e la tolleranza reciproca tra le persone. Da questo punto di vista il mondo sportivo può fare molto di più. Premiare i gesti più significativi nello sport significa valorizzare i protagonisti di questi gesti positivi e quindi sensibilizzare l’opinione pubblica al tema dei diritti umani, rendendo le persone più esigenti nei confronti di comportamenti negativi di organizzazioni sportive e atleti”.
Alla cerimonia di conferimento del premio anche Ileana Bello, direttrice di Amnesty International Italia, che ha aggiunto: “Sulla base di oltre 60 anni di esperienza, sappiamo quanto lo sport possa contribuire alla cultura dei diritti umani, ma purtroppo anche violarli. Da oltre dieci anni denunciamo lo “sportwashing”, strategia usata dalle monarchie del Golfo per nascondere violazioni dei diritti umani attraverso lo sport, come nel caso eclatante dei Mondiali del Qatar. Oggi celebriamo due persone che difendono e promuovono i diritti umani. Grazie ad azioni come le loro, lo sport diventa uno strumento potente per il cambiamento e il rispetto dei diritti fondamentali”.
Ulteriori informazioni
Il premio “Sport e diritti umani” viene assegnato da una giuria specializzata a un/una atleta, società od organizzazione sportiva che per una sua scelta di vita, per un atto o un gesto simbolico o concreto di grande significato, un’idea creativa sportivamente e socialmente utile o qualsiasi altra iniziativa in favore dei diritti umani, abbia espresso una visione che merita il riconoscimento e la segnalazione all’opinione pubblica.
Le precedenti edizioni del premio sono state vinte da Pietro Aradori (2019), Pescara Calcio (2020), Claudio Marchisio (2021) e Alessandra Cappellotto (2022).