Alfano alle commissione Esteri sul rientro dell’ambasciatore al Cairo. Il commento di Antonio Marchesi

4 Settembre 2017

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Il commento di Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, arriva a pochi minuti dalla conclusione dell’informativa del ministro degli Affari esteri Angelino Alfano alle commissioni Esteri di Camera e Senato sul rientro dell’ambasciatore italiano al Cairo.

Non abbiamo alcun pregiudizio rispetto alle dichiarazioni del ministro Alfano – questo il commento sulle dichiarazioni del ministro italiano –. Ma restiamo molto scettici sul fatto che il ritorno dell’ambasciatore potrà avvicinare la verità sull’assassinio di Giulio Regeni, l’assenza della quale aveva spinto il governo a decidere nell’aprile 2016 il richiamo temporaneo“.

Come già avvenuto a commento della decisione di rimandare l’ambasciatore italiano in Egitto annunciata dal governo italiano il 14 di agosto, il presidente di Amnesty International ha ribadito che “il ritiro dell’ambasciatore è stato l’unico significativo atto del governo. Al contrario di quanto dichiarato dal ministro Alfano, non sono state assunte iniziative degne di nota a livello internazionale e nessuna nell’ambito delle Nazioni Unite“.

L’impegno del governo italiano affinché sia fatta verità e giustizia sul rapimento e sull’uccisione di Giulio Regeni erano proprio le motivazione addotte nell’aprile del 2016 per ritirare il rappresentante italiano al Cairo. Motivazioni che, nella ricostruzione fatta in Parlamento dal ministro degli Affari esteri “sono scomparse“.

Troviamo anche discutibile – ha ricordato Marchesi – la ricostruzione delle ragioni per cui un anno e mezzo fa venne richiamato temporaneamente l’ambasciatore italiano al Cairo, ragioni che secondo il ministro Alfano si sarebbero limitate a ottenere una maggiore cooperazione giudiziaria. Ammesso che questo risultato sia stato raggiunto, cosa che nella sostanza è tutta da verificare, le dichiarazioni ufficiali dell’aprile 2016 parlavano dell’ottenimento della verità sull’omicidio di Giulio Regeni. Ritenere che qualche riunione in più tra le procure e l’invio di alcuni documenti (per di più, ancora prima che questi fossero tradotti dall’arabo) sia stato motivo sufficiente a rimandare l’ambasciatore al Cairo, è francamente sorprendente“.

Quanto all’ipotesi di intitolare a Giulio Regeni sedi e istituzioni italiane in Egitto, ci limitiamo a segnalare come eventuali iniziative non possono e non devono indurre a credere che l’Italia abbia ormai rinunciato, in favore della memoria e della commemorazione, all’obiettivo fondamentale di conoscere i nomi e i volti di chi lo ha torturato a morte 19 mesi fa“.