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Abbiamo sollecitato le autorità algerine a porre fine alla repressione contro gli attivisti del movimento Hirak e i giornalisti e a concentrarsi sulle misure necessarie per contrastare la pandemia da Covid-19.
Tra il 7 marzo e il 13 aprile almeno 20 attivisti in sei città sono stati convocati per interrogatori, arrestati e posti in detenzione preventiva o condannati per accuse relative all’esercizio dei loro diritti alla libertà d’espressione e di manifestazione pacifica.
Questo giro di vite ha coinciso con la diffusione della pandemia da Covid-19 nelle prigioni del paese.
Dal 25 febbraio al 13 aprile, otto attivisti del movimento di protesta Hirak sono stati arrestati e accusati di “danno all’integrità territoriale della nazione“, “incitamento a manifestazione non armata” o “diffusione di pubblicazioni destinate a minacciare gli interessi nazionali“.
In totale, a 14 mesi dalla sua fondazione, il movimento Hirak ha almeno 32 suoi attivisti in carcere.
Oltre agli otto attivisti del movimento Hirak, il Comitato nazionale per la liberazione dei detenuti ha segnalato che dal 26 marzo al 12 aprile almeno 12 attivisti sono stati convocati per interrogatori dopo che avevano espresso online le loro opinioni, nella maggior parte dei casi a sostegno delle proteste del movimento Hirak.
Il 7 marzo l’attivista politico Samir Benlarbi e Slimane Hamitouche, coordinatore nazionale delle famiglie degli scomparsi, sono stati arrestati e accusati di “danno all’integrità territoriale della nazione” e “incitamento a manifestazione non armata“. Rischiano 10 anni di carcere.
Il 24 marzo una corte d’appello di Algeri ha condannato Karim Tabbou, segretario dell’Unione democratica e sociale, un partito di opposizione, a un anno di carcere e a una multa per aver pubblicato un video in cui criticava l’azione repressiva dell’esercito contro il movimento Hirak. Tabbou deve affrontare un altro processo, il 27 aprile, per “danno all’integrità territoriale della nazione“, con possibile condanna a 10 anni di carcere, per un discorso pubblico fatto nella città di Kherrata il 9 maggio 2019.
Il 6 aprile Abdelouahab Fersaoui, direttore dell’Unione d’azione giovanile, è stato condannato a un anno di carcere e a una multa per aver preso parte alle proteste del movimento Hirak e per aver criticato la repressione delle proteste.
Il 9 aprile l’attivista politico Ibrahim Daouadji è stato condannato a sei mesi di carcere e a una multa per aver postato un video in cui criticava il modo in cui era stato trattato durante tre mesi trascorsi in detenzione preventiva tra novembre 2019 e gennaio 2020.
Il 27 marzo la polizia ha arrestato Khaled Drareni, corrispondente di TV5 Monde e direttore di Casbah Tribune. Drareni ha seguito le manifestazioni del movimento Hirak sin dall’inizio. Rischia l’incriminazione per “incitamento a manifestazione non armata” e “danno all’integrità territoriale della nazione” e una condanna fino a 10 anni di carcere.
Il 15 aprile il ministro delle Comunicazioni Ammar Belhimer ha ammesso di aver bloccato, senza notifica anticipata, i due portali indipendenti “Maghreb Emergent” e “RadioMPost” a causa di un procedimento legale contro il suo direttore Ihsane El Kadi per “diffamazione” e “offesa” nel confronti del presidente Abdelmadjid Tebboune.