Amnesty International chiede ai leader del G20 di condannare la legislazione antiomosessualità in Russia

3 Settembre 2013

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Amnesty International ha chiesto ai leader mondiali che prenderanno parte alla riunione del G20 di San Pietroburgo di esprimere condanna per la drastica legge antiomosessualità entrata in vigore in Russia a luglio e di fare tutto ciò che è in loro potere per spingere le autorità russe a ritirarla.

‘La legge, vietando di fatto le attività pubbliche delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti), non ha fatto altro che creare un clima d’intolleranza e incentivare episodi di violenza da parte di gruppi organizzati’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International.

La normativa adottata a luglio prevede multe nei confronti delle persone e delle organizzazioni accusate di promuovere ‘la propaganda delle relazioni sessuali non tradizionali’, che potrebbe – così afferma – corrompere moralmente i bambini.

‘La legge, intelaiatura di una discriminazione di stato, è stata preceduta da una serie di attacchi contro le persone Lgbti e dalla sistematica mancanza d’azione delle autorità contro i crimini dell’odio. È l’ennesima di una lunga serie di misure introdotte durante l’attuale presidenza di Vladimir Putin per impedire alle persone di godere delle loro libertà e di prendere la parola sui  diritti umani’ – ha commentato Dalhuisen.

Il 29 giugno, 55 attivisti Lgbti sono stati arrestati dalla polizia mentre cercavano di manifestare pacificamente a San Pietroburgo per denunciare l’aumento della discriminazione e della violenza omofobica. Gli organizzatori avevano comunicato data e obiettivi della manifestazione, come previsto dalla legge.

Tuttavia, poco dopo l’inizio, la polizia ha informato i partecipanti che le autorità locali avevano ricevuto un esposto secondo il quale la manifestazione violava il divieto di ‘propaganda dell’omosessualità’ tra i minorenni, entrato in vigore a San Pietroburgo nel 2012. Quando i manifestanti hanno rifiutato di sciogliersi e allontanarsi, la polizia ha proceduto agli arresti.

In seguito, sono stati avviati procedimenti civili contro le persone arrestate, accusate di non aver rispettato un ordine legittimo impartito da un pubblico ufficiale. Tutti gli attivisti sono stati poi rilasciati. Iniziative del genere da parte degli attivisti Lgbti sono state impedite o sciolte in altre parti del paese.

Sempre a San Pietroburgo, l’organizzazione Lgbti ‘Coming Out’ e il film festival ‘Fianco a fianco’ sono stati presi di mira dalle autorità. L’organizzazione e i suoi dirigenti sono stati anche multati per violazione della cosiddetta ‘legge sugli agenti stranieri’, che obbliga le Organizzazioni non governative che ricevono sostegno dall’estero e prendono parte a non meglio specificate ‘attività politiche’ a registrarsi come ‘soggetti che svolgono funzioni di un agente straniero’ e a contrassegnare con quella dicitura tutti i loro materiali pubblici.

Oltre a essere perseguitate dalle autorità, le persone Lgbti sono apertamente prese di mira dai gruppi di vigilantes che si sono formati in tutta la Russia. Le autorità non stanno prendendo iniziative per proteggere le vittime e incriminare gli autori degli attacchi, nonostante questi filmino le loro aggressioni e le postino su Internet.

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FINE DEL COMUNICATO                    Roma, 4 settembre 2013

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