Amnesty International Francia: attenzione nell’adozione dell’app StopCovid

29 Aprile 2020

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Amnesty International Francia ha chiesto massima attenzione nell’adozione del sistema di tracciamento chiamato StopCovid.

Le misure di sorveglianza digitale sollevano interrogativi importanti sui metodi di raccolta, conservazione, utilizzo e condivisione dei nostri dati personali. A oggi, il governo francese non ha fornito dettagli a sufficienza, tali da garantire l’utilizzo dell’APP StopCovid nel rispetto dei diritti umani“, ha dichiarato Cécile Coudriou, presidente di Amnesty International Francia.

Secondo l’organizzazione per i diritti umani, il governo di Parigi deve adottare misure per garantire a tutti il migliore stato di salute possibile ma queste non devono essere in conflitto con gli altri diritti fondamentali. L’adozione di un’applicazione che riveli le interazioni con persone positive al coronavirus può rappresentare una minaccia per il diritto alla privacy e, più ampiamente, per il diritto di libertà di espressione e di riunione pacifica, aprendo la strada a un controllo delle interazioni di tutte le persone che la utilizzano. Per questo motivo tale misura potrà essere adottata solo se il governo sarà capace di dimostrare che è strettamente necessaria, proporzionata e temporanea, utilizzata su base volontaria, nella massima trasparenza e con un controllo adeguato.

Le autorità dovranno vigilare sistematicamente affinché la raccolta, la conservazione e l’aggregazione di dati personali siano utilizzati unicamente per la lotta al Covid-19, nel limite di tempo corrispondente alla pandemia, senza essere usati per altri fini.

L’utilizzo dell’app StopCovid non dovrà essere obbligatorio, altrimenti costituirebbe uno strumento di controllo di massa, vietato dal diritto internazionale. Il principio del consenso non dovrà altresì essere correlato, condizionando ad esempio la fine dalla quarantena all’utilizzo dell’app. Occorrerà un controllo indipendente di questo sistema dal suo lancio e per tutto il tempo di utilizzo, così come di meccanismi di ricorso.

Le autorità dovranno dimostrare che tutte le misure saranno adottate per impedire possibili discriminazioni legate alla possibilità di avere o meno uno smartphone per scaricare l’app o alle conseguenze che potrebbe avere la possibilità di essere identificati come positivi al virus. L’aspetto ancora più importante è che i dati, anche sotto forma di pseudonimi, non dovranno poi essere resi riconoscibili attraverso l’incrocio con altri dati.

Il governo dovrà dimostrare, sulla base di prove scientifiche, che questa app di controllo, integrata in una strategia sanitaria globale, potrà contribuire effettivamente a sradicare la pandemia e a proteggere il diritto alla salute. Gli ostacoli tecnici, l’esclusione di alcuni gruppi di persone a rischio (bambini e anziani che non posseggono uno smartphone) o la questione delle persone asintomatiche che quindi non verrebbero segnalate, portano a dubitare dell’effettivo e significativo contributo dell’app nella prevenzione della malattia.

Inoltre, il Bluetooth non è stato concepito per identificare delle situazioni di contagio poiché la tecnologia non è abbastanza precisa e potrebbe generare dei “falsi positivi” o “falsi negativi“, quindi persone che potrebbero essere dichiarate positive nonostante non lo siano e viceversa. L’app dovrebbe funzionare costantemente e ciò implica quindi un continuo bisogno di accesso alla rete e batterie sufficientemente cariche, poiché dovrebbe rimanere aperta in background sul telefono. Probabilmente l’app non sarà compatibile con i principali sistemi operativi degli smartphone, senza contare che molte persone non sono in possesso di telefoni di ultima generazione. Infine, poiché per restare nel perimetro normativo si tratterà di un utilizzo volontario, è prevedibile che la percentuale di utilizzo dell’app sarà insufficiente per garantire la reale efficacia del sistema.

Di fronte a tutte queste incertezze sull’utilizzo di StopCovid, alla mancanza a oggi di prove tangibili della sua efficacia e ai rischi che potrebbe comportare per i diritti umani, crediamo che le condizioni non siano tali perché si possa votare in favore della sua adozione“, ha concluso Cécile Coudriou.