Arabia Saudita: femminismo, omosessualità e ateismo considerate “idee estremiste”

12 Novembre 2019

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Un annuncio “oltraggioso” e “pericoloso“. Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord, ha commentato con una dichiarazione ufficiale il video promozionale diffuso dal Dipartimento saudita per la lotta all’estremismo in cui il femminismo, l’omosessualità e l’ateismo sono considerate “idee estremiste” punibili col carcere o con le frustate.

Il femminismo, l’ateismo e l’omosessualità non sono reati – ha dichiarato Morayef –. Questo annuncio ha gravi implicazioni per i diritti alla libertà d’espressione e alla vita oltre che per la libertà e la sicurezza personali. Dietro i proclami sul progresso fatti da Mohamed bin Salman, si nasconde il volto intollerante del regno saudita che criminalizza l’identità delle persone così come le idee e le opinioni riformiste e progressiste“, ha proseguito Morayef.

L’ateismo è già un reato punibile con la pena capitale; quanto all’omosessualità, nel codice penale non è menzionata ma è proibita dalla shari’a, la fonte islamica del diritto saudita.

Le recenti riforme del sistema del guardiano maschile e di altre norme discriminanti nei confronti delle donne, come l’abolizione del divieto di guida, sono state il risultato dell’incessante azione delle femministe e delle attiviste le cui voci sono ora zittite all’interno delle prigioni o continuano a essere altrimenti perseguitate.

Dal maggio 2018 sono in carcere 13 di loro, tra cui Loujain al-Hathloul, Samar Badawi e Naseema al-Sada. Altre 14 persone (scrittori, arrivisti e familiari delle donne in carcere) sono state arrestate nell’aprile di quest’anno.

Ad allarmare è anche il silenzio internazionale di fronte alla detenzione di decine di dissidenti pacifici. Gli alleati chiave dell’Arabia Saudita – come gli Usa, il Regno Unito e l’Unione europea – devono fare pressione sulle autorità di Riad sottolineando l’urgente bisogno di proteggere la libertà d’espressione nel paese, a partire dal rilascio dei difensori dei diritti umani e di chiunque altro si trovi in carcere solo per l’espressione pacifica delle sue idee“, ha concluso Morayef.