Come arricchirsi con la disperazione dei rifugiati: il caso della spagnola Ferrovial

28 Luglio 2017

Third Party

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Anche nella prima metà del 2017 la multinazionale spagnola Ferrovial ha continuato a ricavare milioni dalla negazione dei diritti umani dei richiedenti asilo e dei rifugiati che si trovano sulle isole di Nauru e Manus, nonostante i tentativi di prendere le distanze dal sistema, volutamente crudele, con cui l’Australia gestisce le richieste d’asilo.

Dal 1° gennaio al 30 giugno 2017, Ferrovial ha ricavato un miliardo e 326 milioni di euro dalle attività di Broadspectrum, la sua sussidiaria australiana che opera all’interno dei centri che ospitano rifugiati a Nauru e sull’isola di Manus.

Ferrovial segnala un aumento del 40,1 per cento dei ricavi rispetto al 2016, soprattutto grazie a Broadspectrum. Il segreto che avvolge il contratto relativo alla gestione dei centri consente sia a Ferrovial che a Broadspectrum di nascondere l’esatto profitto realizzato attraverso questo sistema abusivo.

Non dovrebbe esserci nulla da celebrare di fronte a questi numeri elevati: ogni centesimo guadagnato grazie a quei centri deriva dalla sofferenza di uomini, donne e bambini che il governo australiano usa come esempio di deterrenza nei confronti di altre persone intenzionate a raggiungere le sue coste”, ha dichiarato Lucy Graham, ricercatrice di Amnesty International su imprese e diritti umani.

In passato, Ferrovial ha risposto alle accuse di essere complice di questo sistema con indifferenza e diniego, ma continua a guadagnarci sopra. Dovrebbe invece assumere le responsabilità per le sue azioni: da un anno e mezzo ormai è parte integrante di un sistema così crudele da potersi considerare tortura”, ha aggiunto Graham.

Nel 2012 l’Australia ha inaugurato un sistema intenzionalmente crudele di “gestione oltremare” delle richieste d’asilo sull’isola indipendente di Nauru e su quella di Manus, che appartiene a Papua Nuova Guinea.

I rifugiati e i richiedenti asilo che arrivano via mare in Australia vengono trasferiti a forza in quelle località remote dove sono sottoposti a condizioni crudeli e degradanti, a volte per anni. Subiscono aggressioni fisiche e sessuali da parte degli operatori delle imprese che gestiscono i centri e i tentativi di autolesionismo e di suicidio sono diffusi.

I centri di Nauru e Manus sono gestiti da Broadspectrum, che dall’aprile 2016 appartiene a Ferrovial. Già nel 2016 Amnesty International aveva denunciato il loro operato e arricchimento alle spese dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

Ferrovial ha cercato di contrastare le accuse dichiarando che il contratto col governo australiano, in scadenza il 31 ottobre 2017, non sarà rinnovato. Nel frattempo, però, dal contratto in corso ha continuato a ricavare somme ingenti.

Il governo australiano ha recentemente annunciato che il centro di Manus, il più grande dei due, chiuderà il 31 ottobre e che le persone che vivono al suo interno saranno rilasciate all’interno della comunità isolana, trasferite in un centro più piccolo o rimpatriate. Il centro di Nauru resterà invece aperto. Nonostante Ferrovial abbia annunciato da mesi il suo ritiro, il governo australiano non ha ancora comunicato chi gestirà successivamente i centri.

Ferrovial deve mantenere l’impegno a lasciare i centri il 31 ottobre. Ma, a causa della dimensione del suo ruolo e avendo avuto un anno e mezzo di tempo per pianificare il ritiro, dovrà anche garantire un’uscita responsabile assicurando che il governo australiano non lascerà i richiedenti asilo e i rifugiati in condizioni persino peggiori”, ha sottolineato Graham.

“Ogni giorno che passa, la situazione per le persone intrappolate sulle due isole si fa sempre più disperata. I rifugiati non si sentono al sicuro nella comunità locale, avendo già subito minacce e atti di violenza. In assenza d’informazioni su cosa accadrà loro quando Ferrovial si ritirerà e il centro di Manus verrà chiuso, la loro ansia non fa che aumentare. L’Australia e Ferrovial devono dire che piani hanno per quest’isola di disperazione”, ha proseguito Graham.

Amnesty International continua a chiedere ai governi di Australia, Nauru e Papua Nuova Guinea di porre fine alla “gestione oltremare” delle richieste d’asilo e di trasferire immediatamente tutti i rifugiati e i richiedenti asilo in Australia, con la garanzia che chi ha già lo status di rifugiato possa risiedere in quel paese.

Amnesty International chiede anche che nessun’altra azienda prenda il posto di Ferrovial.

Il sistema australiano di gestione delle richieste d’asilo è così in contrasto con la dignità umana che sarebbe impossibile per chiunque fornire servizi fondamentali in quei centri senza rendersi responsabile di gravi violazioni dei diritti umani”, ha concluso Graham.