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Maria Rabkova, difensora dei diritti umani e coordinatrice del Servizio volontari dell’Ong bielorussa “Viasna”, dovrà affrontare 11 capi d’accusa relativi alla “minaccia alla sicurezza nazionale” e rischia fino a 20 anni di carcere.
Secondo quanto ha scritto dal carcere alla sua famiglia, Rabkova è accusata di direzione di un’organizzazione criminale, incitamento all’ostilità sociale, distruzione di proprietà, istigazione a minacciare la sicurezza nazionale e altro ancora.
Arrestata il 17 settembre 2020 insieme al marito Vadzi Zharomski, Rabkova è il massimo esempio dell’orrore cui va incontro la società civile e chi difende i diritti umani in Bielorussia. Nell’ultimo anno e mezzo, il governo di Aleksandr Lukashenka ha messo fuorilegge l’intera comunità dei diritti umani attraverso l’arresto di decine di suoi esponenti e la chiusura di un ampio numero di Ong.
Altri operatori del Servizio volontari di “Viesna” – una delle più importanti Ong bielorusse, fondata nel 1996 e sette anni dopo privata della registrazione ufficiale – sono stati arrestati e due sono stati condannati al termine di processi a porte chiuse.