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Il 30 settembre unità speciali della polizia della Bosnia Erzegovina hanno evacuato un centro ufficiale di accoglienza per migranti, obbligando quasi 400 persone a salire a bordo di autobus per poi abbandonarle sole a sé stesse nel cantone di Una-Sana.
Alcuni dei migranti hanno trovato accoglienza nel centro sovraffollato e insalubre di Lipa, altri stanno affrontando all’aperto temperature prossime allo zero. Nel cantone si trovano già 3000 migranti e richiedenti asilo, su un totale di circa 10.000 presenti nella zona, che dormono all’addiaccio, in strada o in edifici abbandonati.
A settembre le autorità locali avevano ordinato la chiusura di due grandi campi gestiti dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni e avevano adottato norme per impedire ulteriori ingressi nel cantone, vietare a quelli già presenti di usare trasporti pubblici e taxi e proibire alla popolazione di affittare stanze o appartamenti.
“La decisione delle autorità della Bosnia ed Erzegovina lascia senza parole. Invece di fare giochi politici sulle vite di migranti e richiedenti asilo, dovrebbero prendersi cura di loro in un periodo dell’anno in cui le temperature crollano. Siamo di fronte a un comportamento inumano, che potrebbe avere conseguenze catastrofiche“, ha dichiarato Jelena Sesar, ricercatrice di Amnesty International sui Balcani.
“Chiediamo alla Commissione europea di lavorare, insieme al governo della Bosnia ed Erzegovina, a trovare una soluzione per accogliere queste persone abbandonate a sé stesse. L’Unione europea non può contemporaneamente affermare ‘Mai più un’altra Moria’ e poi ignorare, alla propria porta di casa, la sofferenza di persone che dormono a cielo aperto, senza accesso a cibo, acqua e cure mediche“, ha concluso Sesar.