Brasile: le autorità devono portare di fronte alla giustizia gli assassini di Marielle Franco

13 Marzo 2019

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Brasile: dopo un anno d’impunità, le autorità devono portare di fronte alla giustizia gli assassini di Marielle Franco. A Roma iniziativa di Amnesty International

Un anno dopo l’assassinio della difensora dei diritti umani e consigliera municipale di Rio de Janeiro Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomez, Amnesty International ha accusato le autorità brasiliane di continuare a non fornire alle famiglie delle vittime e alla società una risposta adeguata e a non individuare e processare i responsabili della loro uccisione, mettendo così in pericolo altri difensori dei diritti umani.

“Dopo un anno di indagini, l’allarmante incapacità delle autorità brasiliane di risolvere l’uccisione di Marielle Franco manda il segnale che gli attacchi contro i difensori dei diritti umani resteranno impuniti”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International.

“Le autorità salite in carica dopo le elezioni dello scorso anno devono portare davanti alla giustizia tutti coloro che hanno ordinato ed eseguito l’assassinio e mostrare che attacchi del genere non saranno tollerati”, ha aggiunto Guevara-Rosas.

Marielle Franco e Anderson Gomez furono uccisi a colpi d’arma da fuoco a bordo della loro auto, nel quartiere Estácio di Rio de Janeiro, la notte del 14 marzo 2018. Le informazioni rese note dalle autorità e rivelate dalla stampa fanno temere che gli investigatori non abbiano svolto procedure regolari e possano essere stati influenzati da interferenze esterne.

Amnesty International chiede alle autorità brasiliane di rispettare le corrette procedure e nominare un team di esperti esterni e indipendenti per supervisionare le indagini e prendere in esame tutte le accuse di negligenza, errori o interferenze indebite. Le autorità, inoltre, dovranno prendere ogni misura necessaria per garantire la sicurezza dei testimoni e dei familiari di Marielle Franco e Anderson Gomes, nel rispetto dei loro specifici bisogni e delle loro richieste.

“Un anno dopo la morte di Marielle Franco, è evidente che si trattò di un omicidio mirato pianificato con cura, nel quale è probabile che siano stati coinvolti a qualche livello agenti dello stato”, ha commentato Jurema Werneck, direttrice generale di Amnesty International Brasile.

“Le autorità brasiliane devono garantire i diritti alla verità, alla giustizia e alla riparazione alle famiglie di Marielle Franco e Anderson Gomes. Non ci fermeremo finché giustizia non sarà stata fatta”.

Il Brasile è uno degli stati più mortali al mondo per i difensori dei diritti umani. Come già in passato documentato da Amnesty International, le autorità brasiliane hanno una reputazione assai misera nelle indagini sulle uccisioni dei difensori dei diritti umani e su quelle che coinvolgono agenti di polizia.

Nell’ultimo anno Amnesty International ha mobilitato centinaia di migliaia di persone nel mondo per chiedere giustizia per Marielle. Margaret Huang, direttrice generale di Amnesty International Usa, sarà in Brasile dall’11 al 14 marzo in occasione dell’anniversario e ricorderà alle autorità brasiliane che il mondo le sta osservando e non si fermerà fino a quando il caso non sarà risolto.

Amnesty International incoraggia la comunità internazionale, compresi i governi stranieri e le organizzazioni intergovernative, a sollecitare le autorità brasiliane a identificare e a portare davanti alla giustizia, con un processo equo, tutti coloro che hanno ordinato ed eseguito l’assassinio.

Ulteriori informazioni

Nota per il suo impegno nella difesa dei diritti umani dei giovani neri, delle donne, degli abitanti delle favelas e delle persone Lgbti, Marielle Franco – una donna bisessuale nata in una favela – era stata eletta consigliera municipale di Rio de Janeiro nel 2016. In precedenza, dal 2006 al 2016, aveva fatto parte della Commissione per i diritti umani dello stato di Rio de Janeiro. In quel ruolo aveva spesso denunciato le esecuzioni extragiudiziali e altre violazioni dei diritti umani compiute da agenti della polizia e dei servizi di sicurezza statali. Poco prima di essere assassinata, era stata nominata relatrice della Commissione di monitoraggio sull’intervento federale nelle operazioni di pubblica sicurezza dello stato di Rio de Janeiro.

Le autorità incaricate delle indagini sulla morte di Marielle non hanno confermato né smentito di seguire la pista suggerita dalla stampa circa il possibile coinvolgimento di agenti della polizia militare, agenti locali, membri di milizie armate o un gruppo di killer professionisti noti come “Escritório do Crime” (“Ufficio del crimine”).

Secondo fonti di stampa l’arma del delitto era una mitragliatrice HK-MP5, un modello il cui uso in Brasile è limitato alla polizia e all’esercito e a determinate unità investigative. Alcune armi di questo tipo erano state registrate tra quelle in possesso della polizia civile di Rio de Janeiro nel 2011 per poi sparire, mentre le munizioni usate il 14 marzo 2018 avrebbero fatto parte di un lotto in dotazione alla polizia militare finito a sua volta nel nulla pochi anni prima.

I testimoni hanno affermato che tanto l’automobile su cui viaggiava Marielle quanto quella dei killer erano in movimento quando vennero esplosi i colpi. La precisione di questi ultimi, che colpirono diverse volte Marielle al capo, lascia intendere che chi sparò aveva ricevuto un addestramento particolare. Le camere di sorveglianza installate nella zona erano state disattivate uno o due giorni prima. Immagini riprese da altre camere mostrano due vetture con targhe false, rivelerà la stampa, seguire Marielle la notte del suo omicidio.

Esperti legali hanno pubblicamente lamentato la negligenza, le procedure improprie e la violazione del giusto procedimento per tutta la durata delle indagini: non sono state effettuate radiografie durante le autopsie, l’automobile su cui erano a bordo i killer non è stata conservata propriamente e testimoni oculari non sono stati interrogati.

Le iniziative a Roma

Giovedì 14 marzo alle 11 Amnesty International Italia, insieme a una delegazione di studenti e studentesse del Liceo Aristofane e del Liceo Orazio di Roma, incontrerà l’ambasciatore del Brasile in Italia per consegnare 2000 messaggi e oltre 50.000 firme, frutto della mobilitazione durante l’iniziativa “Write for Rights” dello scorso dicembre.

Sempre il 14 marzo, alle 17,30, l’organizzazione per i diritti umani prenderà parte a un incontro pubblico, organizzato da associazioni della società civile presso la Casa internazionale delle donne.

Marielle Franco verrà ricordata anche durante l’evento di chiusura di “Libri come”, domenica 17 marzo alle 21 presso l’Auditorium Parco della Musica.

Roma, 13 marzo 2019

L’appello per chiedere al governo brasiliano di identificare i responsabili dell’uccisione di Marielle e di assicurarli alla giustizia.

 

Per interviste:

Amnesty International Italia – Ufficio Stampa

Tel. 06 4490224 – cell. 348 6974361, e-mail: press@amnesty.it