Cecenia: ancora nessuna giustizia per le vittime della “purga degli omosessuali”

4 Aprile 2018

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Un anno fa il quotidiano Novaya Gazeta denunciava il rapimento, la tortura e l’uccisione di decine di uomini. Da allora le autorità russe non hanno intrapreso alcuna azione concreta per la “purga degli omosessuali”.

“All’epoca, quella denuncia scioccante proveniente dalla Cecenia venne ridicolizzata e smentita dal governo russo – ricorda Denis Krivosheev, vicedirettore di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale –. Da allora abbiamo assistito a una clamorosa esibizione di negazioni, diversioni e mancanza d’azione da parte delle autorità di Mosca, che hanno sempre rifiutato di aprire un’indagine ufficiale sugli orribili crimini di cui la Novaya Gazeta e altri avevano fornito le prove“.

Mentre le autorità hanno continuato a negare, le vittime di questa persecuzione hanno potuto fare affidamento solo sulla comunità russa degli attivisti per i diritti umani, che ha consentito a 116 persone di trasferirsi in luoghi sicuri, 98 dei quali fuori dal paese.

Nell’ultimo anno, la Rete Lgbti russa e la Novaya Gazeta hanno svolto il lavoro che avrebbe dovuto fare lo stato: abbiamo garantito sicurezza alle vittime e raccolto e reso pubbliche le loro testimonianze“, ha affermato Igor Kochetkov, fondatore e membro del consiglio della Rete Lgbti russa.

Ma una cosa che noi non possiamo fare al posto dello stato è avviare un’inchiesta e garantire l’incriminazione dei responsabili. A quanto pare, tuttavia, le autorità russe non intendono farlo“, ha aggiunto Kochetkov.

Rinnoviamo l’appello alle autorità russe affinché si avviino indagini rapide ed efficaci sulle denunce di rapimenti, detenzioni segrete, torture e uccisioni di uomini percepiti come omosessuali nella Repubblica cecena.

Sollecitiamo, infine, le autorità russe a prendere misure per garantire la sicurezza delle persone Lgbti nella regione e altrove nel paese.