La coalizione a guida Usa ha ammesso di aver ucciso “involontariamente” 1.302 civili in Siria e Iraq

3 Giugno 2019

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Rispondendo alla dichiarazione della coalizione guidata dagli Stati Uniti secondo cui almeno 1.302 civili sono stati involontariamente uccisi durante gli attacchi della coalizione in Siria e in Iraq – tra l’agosto 2014 e la fine di aprile 2019 – Donatella Rovera, Rovera, alta consulente di Amnesty International per le reazioni alle crisi, ha dichiarato:

Sebbene accogliamo con favore tutte le ammissioni di responsabilità della coalizione guidata dagli Stati Uniti riguardo le vittime civili, esiste ancora un forte negazionismo rispetto alla vera portata delle vittime civili causate dalla sua azione in Iraq e in Siria“.

Il mese scorso abbiamo diffuso un’indagine dettagliata condotta in collaborazione con Airwars, nella quale rivelavamo che più di 1600 civili sono stati uccisi nell’offensiva di Raqqa, solo nel 2017. Questo significa che le morti riconosciute corrispondono solo a una piccola parte dell’effettivo numero totale dei morti”, ha proseguito Rovera.

“Il riconoscimento odierno di ulteriori morti civili sottolinea l’urgente necessità di indagini approfondite e indipendenti che possano scoprire la vera portata delle vittime civili causate dagli attacchi della coalizione. Urge inoltre esaminare se ogni attacco è conforme al diritto umanitario internazionale ed è necessario fornire piena riparazione alle vittime“.

“Anche nei casi in cui la coalizione ha ammesso la propria responsabilità, questo è accaduto solo dopo che organizzazioni come la nostra e Airwars si attivassero per condurre indagini sulle morti dei civili e sottoponessero all’attenzione della coalizione i risultati”. Finora la coalizione non è riuscita a svolgere indagini sul campo o a fornire spiegazioni sulle vittime civili. Senza un chiaro esame di ciò che è andato storto durante gli attacchi, non ci sarà modo di fermare questa condotta sbagliata“, ha concluso Rovera.

Abbiamo condotto indagini approfondite sul campo, interviste con sopravvissuti e testimoni sia a Raqqa che a Mosul, documentando centinaia di casi di civili uccisi durante gli attacchi della Coalizione.

Il nostro lavoro di raccolta dati

Con Airwars abbiamo raccolto e incrociato multiple fonti di dati.

In quattro distinte missioni, anche mentre gli scontri erano ancora in corso, i nostri ricercatori hanno trascorso complessivamente due mesi a Raqqa, svolgendo indagini su oltre 200 siti colpiti da attacchi aerei e intervistando oltre 400 testimoni e sopravvissuti.

Grazie a un innovativo progetto denominato “Strike Trackers”, siamo riusciti a identificare il momento esatto in cui ciascuno degli oltre 11.000 edifici distrutti di Raqqa fu colpito. Hanno collaborato oltre 3.000 attivisti digitali di 124 paesi, che hanno analizzato oltre due milioni di immagini satellitari. I Digital Verification Corps dell’organizzazione per i diritti umani, situati in sei università nel mondo, hanno analizzato e autenticato immagini video riprese durante i combattimenti.

I ricercatori hanno poi analizzato prove open-source, sia in tempo reale che successivamente – compresi migliaia di post pubblicati sui social media e altro materiale – per realizzare un archivio riguardante gli oltre 1.600 civili uccisi dagli attacchi della coalizione. Sono stati raccolti i nomi di oltre 1.000 vittime: 641 di essi sono stati validati direttamente nel corso delle missioni a Raqqa, per gli altri vi sono forti prove multiple a sostegno.

Il lavoro di ricerca sul campo di Donatella Rovera

Durante una missione di ricerca a Raqqa, in Siria, la nostra ricercatrice Donatella Rovera spiega il suo lavoro e l’importanza della ricerca per raccogliere prove e denunciare le violazioni dei diritti umani commesse da Regno Unito, Usa e Francia nel conflito siriano.