Violenza di genere: a un anno dal “codice rosso”, dati dimostrano una tendenza preoccupante del fenomeno

25 Novembre 2020

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È passato un anno dall’entrata in vigore del cosiddetto Codice rosso, la legge che ha introdotto il reato di revenge porn, innalzato le pene per maltrattamenti in famiglia e stalking e rafforzato una serie di misure a tutela delle vittime tra cui l’introduzione di una corsia veloce e preferenziale per le denunce e le indagini riguardanti casi di violenza contro donne o minori.

Amnesty International Italia registra però con preoccupazione gli allarmanti dati presentati ieri dal ministero della Giustizia in occasione del lancio del primo rapporto sull’applicazione del “Codice rosso”.

Nonostante le apprezzabili misure introdotte con questa legge, si è assistito a un generale e preoccupante incremento di episodi di violenza domestica nei confronti delle donne, in particolare a seguito del periodo di isolamento forzato nel corso del lockdown della scorsa primavera: una condizione che ha di fatto intrappolato diverse donne costringendole a subire le violenze dei propri partner che, in alcuni casi, sono diventate efferati omicidi: la rilevazione del ministero conferma, per quel periodo, un aumento dell’11 per cento dei procedimenti iscritti per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi.

Preoccupante è anche il dato sulle denunce per revenge porn: sono stati avviati 1083 procedimenti penali conclusisi con otto sentenze emesse (di cui due condanne con rito abbreviato, tre patteggiamenti, una condanna in tribunale e due proscioglimenti) e 226 richieste di archiviazione.

Sono dati che fanno riflettere: nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Amnesty International sottolinea ancora una volta la necessità che gli stati rispettino i propri obblighi internazionali per garantire la dovuta diligenza nelle indagini e nel perseguimento di tutti i casi di violenza di genere e mettano in atto tutte le misure, comprese campagne di informazione, per prevenire questo fenomeno e garantire una pronta ed efficace tutela alle vittime.

In occasione della presentazione del rapporto sull’applicazione del “Codice rosso”, Amnesty International ha chiesto ancora una volta chiediamo al ministro della Giustizia la revisione dell’articolo 609-bis del codice penale affinché qualsiasi atto sessuale non consensuale sia punibile, adottando un modello che valorizzi l’elemento del consenso della persona offesa e non la violenza o la minaccia, adeguando in questo modo la legislazione italiana agli standard internazionali e, in particolare, alla Convenzione di Istanbul. È necessario mettere in campo tutti gli strumenti necessari per costruire una società libera dallo stupro, in cui tutti comprendano appieno il consenso sessuale e il diritto di ogni persona di decidere del proprio corpo.