Colombia e Covid-19: proteggere i difensori dei diritti umani

27 Marzo 2020

CC: LLUIS GENE/AFP/Getty Images

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Colombia, le misure contro il coronavirus non siano una scusa per trascurare la protezione dei difensori dei diritti umani

Le misure di risposta alla pandemia di Covid-19 non devono essere utilizzate dalla Colombia come pretesto per diminuire o sospendere la protezione per i difensori dei diritti umani e dei rappresentanti delle comunità.

La Colombia è uno dei paesi più pericolosi per i difensori dei diritti umani e per i rappresentanti sociali, che ora si trovano ad affrontare rischi ancora maggiori a causa delle restrizioni imposte per contenere la pandemia: le misure di protezione messe in atto dallo stato sono state indebolite, i difensori non possono più spostarsi da un posto a un altro per rimanere in un luogo sicuro e i loro aggressori sanno che le forze di sicurezza sono concentrate su problemi legati alla pandemia“, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe.

Le autorità colombiane non possono lasciare che i difensori dei diritti umani subiscano attacchi e minacce. Lo stato deve continuare ad applicare i propri piani di protezione e deve creare strategie collettive di protezione per le comunità a rischio, anche durante l’attuazione di misure di prevenzione atte a contenere la diffusione del Covid-19“, ha aggiunto Erika Guevara-Rosas.

Amnesty International è stata informata della riduzione, negli ultimi giorni, delle misure di protezione dell’Unità di protezione nazionale per almeno due difensori dei diritti umani. In un caso, l’attivista è stato costretto, a causa della riduzione del numero delle guardie del corpo, a nascondersi per paura di subire attacchi da parte dei gruppi armati che lo hanno minacciato per il suo lavoro sui diritti umani. Un altro attivista non beneficia più dei pattugliamenti serali con il rischio di essere esposto a eventuali attacchi.

Il 24 marzo, Amnesty International ha diffuso delle raccomandazioni agli stati delle Americhe affinché garantiscano che le loro risposte al Covid-19 siano in linea con gli obblighi internazionali in materia di diritti umani.

Esperti delle Nazioni Unite hanno altresì comunicato agli stati che i difensori dei diritti umani non dovrebbero essere messi a tacere per effetto delle misure prese nel contesto della pandemia.

Durante la scorsa settimana in Colombia sono stati uccisi almeno sei tra leader sociali e difensori dei diritti umani. Il 19 marzo, Ivo Humberto Bracamonte Quiroz, consigliere di Puerto Santander e direttore del notiziario online Nps, è stato assassinato mentre faceva sport nel quartiere di Beltranía, a Puerto Santander.

Sempre il 19, tre uomini armati hanno ucciso Marco Rivadeneira, un rappresentante delle comunità dei contadini Putumayo e membro del Tavolo nazionale per le garanzie, dopo averlo prelevato forzatamente da un incontro di contadini nel quartiere di Nueva Granada a Puerto Asís.

Anche Angel Ovidio Quintero Gonzalez, leader sociale e presidente del consiglio di San Francisco nel dipartimento di Antioquia, è stato ucciso lo stesso giorno. Il sindaco di San Francisco ha riferito che Quintero era stato vittima di una sparatoria e, sebbene fosse riuscito a scappare, il suo corpo era stato ritrovato in un fiume qualche ora dopo.

Il 24 marzo, l’Organizzazione indigena regionale di Valle del Cauca (Orivac) ha riferito che due rappresentanti nativi embera, Omar ed Ernesto Guasiruma, sono stati uccisi nelle proprie abitazioni in un’area rurale del comune di Bolivar mentre osservavano il periodo di quarantena imposto dal governo. L’Orivac ha anche riferito che altri due membri della famiglia sono stati feriti durante l’aggressione.

Carlota Isabel Salinas Péres, leader della Ong Organizzazione femminile popolare, è stata uccisa il 24 marzo nel comune di San Pablo nel dipartimento di Bolivar. Intorno alle 8 di sera, alcuni uomini armati sono entrati in casa sua nel quartiere di Guarigua e le hanno sparato alla testa. Il 26 marzo il suo compagno risultava ancora scomparso.