Cop29 in Azerbaigian: necessario garantire un finanziamento climatico equo

7 Novembre 2024

© Dominika Zarzycka/NurPhoto via Getty Images

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L’ Azerbaigian ospiterà la 29esima Conferenza quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop29), che si terrà a Baku dall’11 al 22 novembre. La Conferenza riunisce quest’anno 190 stati, che discuteranno su temi quali: un nuovo obiettivo globale per il finanziamento climatico; obiettivi per porre fine alle emissioni di gas serra, in particolare attraverso la graduale eliminazione dei combustibili fossili; transizioni giuste verso economie a zero emissioni di carbonio; misure sostenibili per ridurre i danni causati dal cambiamento climatico e per andare incontro a inevitabili perdite e danni negli stati più a basso reddito, che stanno subendo l’effetto più duro degli impatti climatici, pur essendo tra coloro che hanno contribuito meno a crearli.

Amnesty International ha chiesto ai leader che saranno presenti alla Cop29 di dare ascolto alle richieste di giustizia climatica, mettendo i diritti umani al centro di ogni decisione e impegnandosi ad aumentare significativamente il finanziamento per il clima sulla base dei bisogni reali. Inoltre, l’organizzazione per i dritti umani ha sottolineato l’importanza di una eliminazione dell’uso dei combustibili fossili che sia definitiva, rapida, equa e finanziata in tutti i settori.

“La crisi climatica globale rappresenta la più grande minaccia per tutti e tutte. Il rapporto annuale sulle emissioni del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente ha rilevato che, senza cambiamenti significativi, il mondo si avvia verso un aumento catastrofico della temperatura compreso tra 2,6 e 3,1 °C entro la fine del secolo. Se non agiamo oggi in modo audace, deciso e collettivo, il mondo di domani diventerà sempre più invivibile”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

“Dalle siccità agli incendi boschivi, dalle inondazioni alle tempeste di forza inaudita, questi disastri devastanti e innaturali sono ormai un aspetto troppo frequente della vita delle persone in ogni parte del mondo. È inevitabile che tali fenomeni aumentino per portata, intensità e frequenza, causando la perdita di molte più vite, distruggendo mezzi di sussistenza e alimentando livelli senza precedenti di carestia e migrazioni forzate. Non è troppo tardi per evitare un collasso climatico totale, ma non possiamo perdere un altro minuto”, ha proseguito Callamard.

“Gli stati devono basarsi sulla decisione presa durante la Cop28 e impegnarsi in una eliminazione dei combustibili fossili che sia totale, rapida, equa e finanziata. Questo richiederà un accordo su un obiettivo di finanziamento climatico significativamente potenziato – almeno mille miliardi di dollari all’anno – in grado di far fronte a transizioni giuste verso economie a zero emissioni di carbonio negli stati più a basso reddito. La mancanza di progressi verso un tale accordo sul tema è sconcertante. Mille miliardi di dollari possono sembrare una cifra elevata, ma i costi umani ed economici del mantenere in piedi l’attuale situazione sono incalcolabili. Dalla riuscita di questo impegno dipende il futuro dell’umanità”, ha aggiunto Callamard.

Gli stati ad alto reddito, che hanno la maggiore responsabilità nella crisi climatica, devono negoziare con serietà per raggiungere un obiettivo ambizioso e adeguato e rispettare i propri impegni. Devono anche incrementare in modo sostanziale i finanziamenti per l’adattamento ai gravi danni climatici già in atto e destinati a peggiorare rapidamente, oltre a contribuire al Fondo per le perdite e i danni, al fine di aiutare le persone più colpite dagli effetti del riscaldamento globale”, ha spiegato Agnès Callamard.

Una delegazione di Amnesty International sarà a Baku per la Cop29 dal 9 al 24 novembre, per mettere in evidenza la necessità di porre i diritti umani al centro di tutte le decisioni sul clima e sul continuo attacco del governo azerbaigiano alla società civile.

“Alla luce delle insufficienti tutele dei diritti umani previste nell’Accordo con lo stato ospitante, gli stati devono anche adottare misure per proteggere la libertà di espressione e di protesta pacifica per tutti coloro che parteciperanno alla Cop29 e per limitare l’influenza dannosa dei lobbisti dei combustibili fossili, che saranno onnipresenti alla conferenza. L’Azerbaigian ha un pessimo record in materia di rispetto della libertà di espressione e del dissenso. È quindi tanto più importante che tali diritti siano protetti all’interno dello spazio ufficiale delle Nazioni Unite. Sia il segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici sia gli stati parte devono fare molto di più rispetto a quanto fatto negli Emirati Arabi Uniti o in Egitto per garantire la sicurezza, l’incolumità e i diritti di tutti e tutte”, ha concluso Agnès Callamard.

Nell’ottobre 2024, Amnesty International ha pubblicato un documento contenente raccomandazioni per gli stati parte della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e dell’Accordo di Parigi. In linea con il movimento globale per la giustizia climatica, l’organizzazione ha sottolineato l’urgenza di incrementare considerevolmente i finanziamenti pubblici per il clima, rendendoli accessibili ai paesi e alle comunità in difficoltà.

Amnesty International ha esortato i delegati della Cop29 e il segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a dare attuazione a queste raccomandazioni, che includono:

· mettere i diritti umani al centro di tutte le decisioni riguardanti le misure per il clima, garantendo una transizione rapida, equa e giusta verso economie a zero emissioni di carbonio e tutelando senza discriminazioni il diritto di tutte e tutti alla vita, alla salute, al cibo, all’acqua, ai servizi igienico-sanitari, a un’abitazione, a un lavoro dignitoso e a un ambiente pulito, sano e sostenibile. Si tratta di elementi essenziali per conseguire la giustizia climatica;

· incrementare in modo significativo i finanziamenti per il clima, in particolare per misure di adattamento agli impatti climatici e per le perdite e i danni sotto forma di sovvenzioni e non di prestiti, con contributi maggiori da parte di chi è maggiormente responsabile delle emissioni;

· impegnarsi per un’eliminazione definitiva, rapida, equa e finanziata dei combustibili fossili in tutti i settori, senza fare affidamento su tecnologie rischiose e non collaudate o su compensazioni che non ne comportano una reale riduzione;

· sviluppare nuovi impegni, determinati a livello nazionale e conformi ai diritti umani, che mantengano il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, chiedendo agli stati ad alto reddito – storicamente responsabili delle emissioni – ad altri stati del G20 con alti livelli di emissioni, nonché agli altri produttori di combustibili fossili ad alto reddito, di compiere i passi più rapidi e significativi;

· proteggere i diritti alla libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica di tutti i partecipanti alla Cop29 che si svolgerà in Azerbaigian, dove tali libertà sono fortemente limitate; nonché adottare una politica rigorosa sui conflitti di interesse per limitare l’influenza dell’industria dei combustibili fossili.