Dedicata alla donne la giornata mondiale contro la pena di morte

10 Ottobre 2021

Tempo di lettura stimato: 3'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

 

E’ dedicata alle donne la Giornata mondiale contro la pena di morte 2021: donne che rischiano di essere condannate a morte, che hanno ricevuto una condanna a morte, che sono state messe a morte e donne a cui è stata commutata, scagionata o graziata la propria condanna a morte. A queste donne, pregiudizi e discriminazioni – associati all’identità, età, orientamento sessuale, disabilità e razza – o l’essere oggetto di violenze e abusi di genere, potrebbero giocare un ruolo decisivo e rappresentare fattori attenuanti, eppure spesso non vengono presi in considerazione durante l’arresto e il processo.

Tanti i casi documentati da Amnesty International, come quelli di Noura Hussein Hamad Daoud, sudanese, condannata a morte nell’aprile 2017 per l’omicidio dell’uomo costretta a sposare all’età di 16 anni e da cui ha subìto abusi e violenze. Grazie anche a una campagna internazionale organizzata da Amnesty e altre associazioni, Noura alla fine ha ottenuto la commutazione della condanna. O Zeinab Sekaanvand, donna curda, messa a morte in Iran nel 2018, sposa-bambina e sottoposta ad anni di violenze sessuali per mano del marito e del cognato, prima di essere arrestata a 17 anni per l’uccisione del coniuge.

“Condannando a morte queste donne, i sistemi giudiziari di tutto il mondo non solo perpetuano una punizione aberrante e crudele, ma stanno anche facendo pagare alle donne il prezzo per il fallimento delle autorità nell’affrontare la discriminazione”, dichiara Rajat Khosla, direttore senior per la ricerca, la difesa e le politiche di Amnesty International.

Il comunicato stampa sulla Giornata mondiale di Amnesty International

La Giornata mondiale sul sito della World Coalition Against the Death Penalty.

cifre

I dati sulla pena di morte nel 2021

In totale 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica, 55 stati mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.

 

 

*: questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.

 

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Altre notizie

Egitto – Cresce a ritmo vertiginoso il numero delle condanne capitali emesse nel Paese. Una situazione che allarma anche l’Unione Europea che ha recentemente espresso preoccupazione per l’applicazione della pena di morte in Egitto. Nel mese di settembre, si registrano almeno dieci sentenze capitali per traffico di droga, tre comminate a membri della Fratellanza Musulmana e altre quattro inflitte ai responsabili di un assalto alla stazione di polizia avvenuto nell’agosto 2013 a Samalut, Minya. Nell’assalto morirono due poliziotti. nell’assalto morirono due poliziotti. I disordini scoppiarono dopo le grandi manifestazioni di protesta contro il colpo di Stato di al-Sisi e la brutale repressione delle forze di sicurezza che nella sola città del Cairo il 14 agosto 2013 causò la morte di almeno 900 persone. Gli eventi di quel giorno di otto anni fa sono ormai ricordati come “la Tianamnen del Cairo”, ma mentre nessuno dei responsabili di quel massacro è stato mai portato di fronte a un’aula di giustizia, sono centinaia le persone chiamate a scontare pene detentive per le manifestazioni di piazza e dodici esponenti della Fratellanza Musulmana sono stati condannati alla pena di morte. Sentenze rese definitive a giugno scorso dalla Corte di Cassazione e già ratificate da al-Sisi.

Giappone – L’Alta Corte di Fukuoka ha confermato il 15 settembre 2021 la condanna a morte di Mitsuru Nakata, 43 anni, un ex poliziotto riconosciuto colpevole degli omicidi di sua moglie e di due figli compiuti nella loro casa di Ogori, nel sud-ovest de Paese nel giugno 2017. La difesa ha sempre sostenuto l’innocenza di Nakata e la possibilità che gli omicidi potessero essere stati commessi da un’altra persona dopo che l’uomo era uscito per recarsi al lavoro. Ma i tribunali hanno sempre rigettato questa ipotesi, facendo leva sulle riprese delle telecamere di sicurezza vicino l’abitazione e su campioni di DNA prelevati sotto un’unghia della donna. Alcuni giorni prima, il 24 agosto, sempre a Fukuoka era stato condannato a morte il 74enne Satoru Nomura, capo dell’organizzazione criminale Kudokai, ritenuto responsabile della morte di un uomo e del ferimento di altri tre, crimini compiuti da membri della Kudokai. Per il giudice, risulta impensabile che le azioni siano state effettuate senza l’autorizzazione del leader della organizzazione.

Iraq – Sono circa 7.900 i condannati a morte nelle carceri irachene, la cui esecuzione viene rinviata da molti anni anche se alcune condanne sono diventate definitive, mentre altre sono in attesa di appello. Lo ha rivelato Hazem Majid Al-Khalidi, capo del Comitato parlamentare di Pianificazione strategica e Monitoraggio del programma di governo, che ha invitato la presidenza del Paese a rispettare la Costituzione applicando le condanne a morte definitive. “Il ritardo” delle esecuzioni, sostiene Al-Khalidi “è ingiustificato e aiuta il terrorismo a sopravvivere”. E ha aggiunto che il Parlamento potrebbe presto approvare una legge che consenta automaticamente l’esecuzione della condanna capitale trascorsi 60 giorni dal via definitivo se il Presidente della Repubblica ritarda la ratifica delle condanne.

Pakistan – Un tribunale di primo grado di Lahore ha condannato il 1 ottobre Salma Tanveer alla pena di morte per il reato di blasfemia. Salma Tanveer era preside di una scuola privata a Lahore, lavoro che ha svolto fino all’anno 2013, quando è stata arrestata. E’ stata accusata di aver distribuito fotocopie dei suoi scritti ove rivolgeva a se stessa il titolo “Misericordia per tutti i mondi”, attribuito nel Corano al Profeta Maometto, e compiendo vilipendio verso il Profeta. “E’ preoccupante che un’altra cittadina pakistana venga condannata a morte ai sensi della legge sulla blasfemia – commenta all’Agenzia Fides, Sabir Michael, leader cattolico e impegnato nella difesa dei diritti umani – Sono sorpreso di come una donna che è un’educatrice possa essere coinvolta in tali questioni. Dal 1987, in base alle leggi sulla blasfemia, oltre 1.800 persone sono state condannate e la maggioranza di queste sono musulmane. Attualmente vi sono più di 80 persone nel braccio della morte o che stanno scontando l’ergastolo per blasfemia”. Un mese fa una donna cristiana, Shagufta Kiran, residente a Islamabad, è stata accusata per aver semplicemente inoltrato un messaggio su WhatsApp che includeva contenuti ritenuti blasfemi. Secondo un rapporto del febbraio del 2021 del “Centre for Social Justice”, Ong con sede a Lahore, le condanne e gli abusi della legge sulla blasfemia stanno crescendo in modo esponenziale in Pakistan.

Usa, Texas – Rick Rhoades, 57 anni, è stato messo a morte con iniezione letale il 29 settembre nel penitenziario di Huntsville, in Texas. L’uomo, con una lunga storia criminale alle spalle, era stato condannato per aver ucciso i fratelli Hallen a Pasadena, vicino Houston, nel settembre 1991, dopo essersi introdotto in casa loro per una rapina. Si tratta della terza esecuzione quest’anno in Texas e altre quattro sono previste entro la fine del 2021. Intanto, una esecuzione è stata rimandata lo scorso 9 settembre. E’ il caso di John Henry Ramirez, 37 anni, condannato per aver accoltellato a morte nel 2004 Pablo Castro, che lavorava in un minimarket di Corpus Christi. A poche ore dalla sua esecuzione, la Corte Suprema ha deciso di accogliere il ricorso dell’avvocato secondo il quale il Dipartimento di giustizia penale del Texas avrebbe violato il Primo Emendamento non accogliendo l’ultimo desiderio del condannato: che il pastore Dana Moore, di una chiesa battista, potesse entrare con lui nella camera della morte e nel momento dell’iniezione letale stringergli la mano (o toccargli la spalla) e pregare per lui. Secondo il legale, il divieto sarebbe un “bavaglio” spirituale. Il caso, ha stabilito ancora la Corte, sarà nuovamente discusso tra ottobre o novembre. (leggi approfondimento sul sito di Avvenire).

 

Brevi dal mondo

11 agosto – In Papua Nuova Guinea, la Corte Suprema ha annullato un precedente ordine temporaneo che aveva sospeso le condanne a morte, riaprendo di fatto la strada alle esecuzioni. Ora, 14 detenuti hanno ancora la possibilità di rivolgersi a un Comitato per la grazia per evitare di essere messi a morte. Una commissione sarà incaricata di stabilire quale metodo più adeguato dovrà essere adottato. L’ultima esecuzione risale al novembre 1954, poi la Papua Nuova Guinea ha abolito la pena capitale nel 1970, ma l’ha reintrodotta nel 1991, sebbene da allora non ci siano state esecuzioni. Fino al 30 luglio scorso e alla nuova sentenza della Corte Suprema.

8 settembre – In Iran, tre donne sono state impiccate nel carcere di Rajai Shahr, a Karaj. Secondo Iran Human Rights, le tre donne erano state probabilmente condannate per omicidio. Secondo un conteggio tenuto da women.ncr-iran, con queste tre esecuzioni, il numero di donne messe a morte dal 2013 sale a 121, una media di 15 uccisioni l’anno negli ultimi otto anni.

9 settembre – In Cina, Lao Rongzhi è stata condannata a morte per una serie di omicidi, rapine e sequestri che hanno provocato sette morti e scioccato il Paese. Gli agenti della città sudorientale di Xiamen hanno utilizzato la tecnologia dei big data per trovare la donna e confermare la sua identità con un test del DNA. Lao avrebbe confessato i crimini, ha detto il Tribunale. Ma lei ha già fatto sapere che impugnerà la condanna a morte.

20 settembre – Nello Yemen, l’esecuzione avvenuta il 18 settembre di nove persone, tra cui forse un minore, da parte di Ansar Allah (ribelli Houthi) a Sana’a. È stata condannata dall’Unione Europea. “Ci sono anche segnalazioni di irregolarità nel processo giudiziario e accuse di maltrattamenti”, si legge in una nota del portavoce del Servizio di azione esterna della UE. I nove erano stati condannati per il loro coinvolgimento nell’uccisione nel 2018 di Saleh al-Samad, all’epoca principale leader politico degli Houthi.

 

Buone Notizie

Albania – Il 23 agosto 2021 il tribunale della capitale Tirana ha respinto la richiesta di estradizione di un cittadino egiziano, Mohamed Rageh, condannato a morte per omicidio nel 2019, in assenza di garanzie che non sarebbe stato messo a morte. L’Albania, dopo la cancellazione della pena capitale nel 2000, porta avanti nelle relazioni internazionali una politica abolizionista, che prevede il rifiuto di estradizione in caso di rischio di esecuzione.

USA – Il 22 settembre 2021 la Corte degli appelli dello stato del Texas ha annullato la condanna a morte di Clinton Young, emessa nel 2003 per un duplice omicidio, in quanto il titolare della pubblica accusa nel processo terminato con la condanna alla pena capitale era segretamente a libro paga del giudice. Nel 2017 l’esecuzione di Young era stata fermata solo otto giorni prima che avesse luogo.

 

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