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In un comunicato congiunto il presidente Antonio Marchesi e quello dell’associazione Antigone e CILD Patrizio Gonnella, sono intervenuti per ricordare alla delegazione della commissione difesa del senato in visita in Egitto che le relazioni bilaterali con l’Italia “non possono essere definite ‘serene’ dalle istituzioni italiane fino a che non ci saranno verità e giustizia per Giulio Regeni“.
Come riportato da un’agenzia di stampa, durante la visita della delegazione, il senatore Latorre avrebbe sottolineato la necessità di rasserenare l’atmosfera fra i due paesi per superare le difficoltà che stanno vivendo le relazioni bilaterali.
Una frase che può essere letta come una possibile apertura al ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo, dopo che l’Italia aveva ritirato il suo rappresentante a seguito della morte del giovane ricercatore Giulio Regeni. Un caso per il quale la collaborazione delle autorità egiziane è sempre stata assente.
“Crediamo che lo strumento migliore per rasserenare il clima tra Italia ed Egitto sia una fattiva collaborazione delle autorità egiziane nelle indagini per il rapimento e l’uccisione di Giulio Regeni” hanno commentato Marchesi e Gonnella.
“La misura consistente nel ritiro dell’ambasciatore italiano al Cairo – proseguono – non solo si giustificava con la gravità attribuita alla vicenda dalle istituzioni italiane, ma deve essere tuttora mantenuta come principale strumento di pressione per ottenere piena collaborazione da parte delle autorità egiziane“.
Lo striscione giallo “Verità per Giulio Regeni” ha fatto il giro del mondo. Insieme a La Repubblica da febbraio 2016 abbiamo lanciato una campagna per non permettere che l’omicidio del giovane ricercatore italiano finisca per essere dimenticato, per essere catalogato tra le tante “inchieste in corso” o peggio, per essere collocato nel passato da una “versione ufficiale” del governo del Cairo.
Qualsiasi esito distante da una verità accertata e riconosciuta in modo indipendente, da raggiungere anche col prezioso contributo delle donne e degli uomini che in Egitto provano ancora a occuparsi di diritti umani, nonostante la forte repressione cui sono sottoposti, dev’essere respinto.
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