Diritto internazionale: perché parliamo di genocidio

23 Aprile 2025

Omar El Qattaa Amnesty International

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Per accusare uno stato di genocidio devono essere presenti tre elementi:

1) la vittima dev’essere un così detto gruppo protetto, ossia “un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”;

2) devono essere commessi specifici atti illeciti, tra cui “l’uccisione di membri del gruppo”, il provocare “lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo” e “il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale”;

3) tali atti devono essere compiuti con intento genocidario, ossia con “l’intenzione di distruggere” un gruppo protetto “in quanto tale”. Quest’ultimo è il fattore che caratterizza e distingue il crimine di genocidio dagli altri crimini internazionali.

Il rapporto di Amnesty International riconosce, in linea con la Corte internazionale di giustizia, che i palestinesi di Gaza costituiscono una parte sostanziale di un gruppo protetto, il popolo palestinese, ai sensi della Convenzione sul genocidio, e che Israele ha commesso gli atti illeciti menzionati sopra.

L’indagine analizza 15 bombardamenti aerei che si configurano come attacchi diretti contro civili palestinesi o attacchi deliberatamente indiscriminati ossia che colpiscono obiettivi militari e civili senza distinzione, in violazione del diritto internazionale umanitario. Non solo: sulla base di indagini svolte da altre organizzazioni non governative e dalle Nazioni Unite, si è potuto concludere che gli attacchi contro la popolazione civile fanno parte di un vero e proprio modello di condotta ripetuto nel corso delle operazioni militari israeliane e si configurano come “uccisioni” e “lesioni gravi all’integrità fisica o mentale” ai sensi della Convenzione sul genocidio.

Amnesty International ha, inoltre, analizzato tre macro-azioni strettamente interconnesse tra loro: la quasi totale distruzione delle infrastrutture critiche di Gaza e di altri beni indispensabili per la sopravvivenza della popolazione (ad esempio centrali elettriche, ospedali e zone agricole); lo sfollamento, ripetuto, forzato, di massa e in condizioni di insicurezza, del 90 per cento della popolazione; e il blocco o le restrizioni arbitrarie degli aiuti umanitari, inclusi cibo, acqua e medicinali.

In poco tempo ciò ha provocato la diffusione di fame, malnutrizione e malattie infettive che si sono verificate contemporaneamente, per mesi, senza tregua e aggravandosi a vicenda. In tal modo Israele ha sottoposto deliberatamente i palestinesi di Gaza “a condizioni di vita intese a provocarne la distruzione fisica” come proibito dalla Convenzione sul genocidio.

Il rapporto si concentra ampiamente sull’intento genocidario, in primis analizzando le dichiarazioni di numerosi esponenti del governo e dell’esercito israeliano che sostenevano, fra le altre cose, la distruzione dei palestinesi al fine di ottenere l’annientamento di Hamas o la privazione dei beni essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile come mezzo per ottenere la liberazione degli ostaggi israeliani. Il rapporto esamina inoltre i modelli di condotta che hanno caratterizzato le operazioni militari israeliane a Gaza, in particolare la distruzione su larga scala delle infrastrutture critiche, gli attacchi ripetuti contro la popolazione civile e le condizioni di vita distruttive imposte ai palestinesi a Gaza, deducendo da tale condotta l’esistenza di un intento genocidario sottostante.

Va detto che il rapporto riconosce che Israele ha sempre avuto determinati obiettivi militari, di per sé legittimi, tra cui sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi. Le prove raccolte tuttavia dimostrano che, pur perseguendo tali obiettivi, Israele ha agito con l’intento di distruggere i palestinesi a Gaza in quanto tali. In particolare, il rapporto delinea due possibili scenari, ossia che tale distruzione sia stata strumentale agli scopi militari di Israele o che sia stata perseguita in parallelo agli obiettivi dichiarati.

Sulla base di tutto ciò Amnesty International ha quindi potuto concludere che Israele, attraverso le sue politiche, azioni e omissioni nei confronti dei palestinesi a Gaza dopo il 7 ottobre 2023, ha commesso e sta commettendo genocidio ai sensi del diritto internazionale.

 

 

A cura di Vito Todeschini, legal advisor del segretariato internazionale di Amnesty International

 

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