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Il 16 febbraio 2021 il programma “Panorama” della Bbc ha trasmesso dei video inviati dalla principessa Latifa ad alcune sue amiche.
La principessa Latifa Mohammed bin Rashid Al Maktoum è agli arresti domiciliari da quasi tre anni. Nel marzo 2018, dopo un tentativo di fuga dalla sua famiglia, era stata sequestrata in mare al largo delle coste dell’India e costretta a tornare a Dubai.
In uno dei video, la principessa Latifa si definisce “un ostaggio”: “Sono in una villa, sono un ostaggio. Questa villa è stata trasformata in una prigione. Tutte le finestre sono sbarrate. Non posso aprirne neanche una“.
“Questi video sono agghiaccianti. Siamo estremamente preoccupati per l’incolumità della principessa Latifa, dato che le sue amiche hanno dichiarato di aver perso i contatti con lei negli ultimi mesi“, ha dichiarato Lynn Maalouf, vicedirettrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
“La principessa Latifa può anche essere trattenuta in una ‘gabbia dorata’ ma questo non modifica il fatto che la sua privazione della libertà è arbitraria e, protraendosi da tempo, equivale a tortura. La principessa Latifa ha subito numerose violazioni dei diritti umani tra cui un sequestro di persona, un rimpatrio forzato e una detenzione senza contatti col mondo esterno che va avanti da quasi tre anni. Dubai e gli Emirati Arabi Uniti devono garantire che sia rilasciata e rispettare il suo diritto alla libertà di movimento“, ha aggunto Maalouf.
“Amnesty International chiede alla comunità internazionale di prestare attenzione alla richiesta di aiuto della principessa Latifa. L’annuncio delle Nazioni Unite che solleveranno il suo caso con le autorità locali è positivo ma lo sarebbe anche una visita del Gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie per indagare sulla sua detenzione. Ma gli Emirati Arabi Uniti dal 2014 hanno chiuso le porte agli esperti delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici“, ha concluso Maalouf.
La vicenda della principessa Latifa è l’esempio più noto di un clima oppressivo e di violazione dei diritti umani negli Emirati Arabi Uniti. Dal 2011, il governo ha applicato una politica di repressione sistematica nei confronti di chiunque esprimesse critiche – attivisti, giudici, avvocati, docenti universitari, studenti e giornalisti – attraverso detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, maltrattamenti e torture.
Nel novembre 2020 le autorità emiratine hanno annunciato una profonda revisione del codice civile e di quello penale in senso riformista. Amnesty International, sulla base dell’esame dei testi disponibili, ha rilevato che le nuove norme non si applicheranno nei confronti delle donne.