Egitto, arbitrario prolungamento della detenzione preventiva per oltre 1600 prigionieri

8 Maggio 2020

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Amnesty International ha condannato il prolungamento della detenzione preventiva per oltre 1600 prigionieri decisa dai giudici delle “sezioni terrorismo” del tribunale del Cairo tra il 4 e il 6 maggio in violazione delle garanzie del giusto processo.

Dopo una pausa delle udienze dovuta alla pandemia da Covid-19, i giudici hanno ripreso a svolgere udienze occupandosi in particolare dei detenuti i cui termini di detenzione preventiva erano scaduti. Le sentenze hanno avuto valore retroattivo, “sanando” in questo modo il periodo di prigionia senza base legale.

Inoltre, applicando alla lettera una pronuncia emessa il 28 aprile dalla Corte d’appello del Cairo, il prolungamento della detenzione preventiva è stato deciso in assenza degli avvocati e degli imputati, alcuni dei quali hanno superato i due anni di prigionia in attesa di processo (in violazione della stessa procedura penale egiziana) per consentire lo svolgimento delle indagini da parte della Procura suprema per la sicurezza dello stato.

Tra gli imputati e prigionieri di coscienza cui è stata prolungata la detenzione preventiva figurano il difensore dei diritti umani Mohamed el-Baqer, in carcere dal 29 settembre 2019; i giornalisti Solafa Magdy e Hossam el-Sayed, detenuti dal novembre 2019; e l’attivista Alaa Abdelfattah, arrestato nel settembre 2019.

Il 6 maggio un giudice ha prolungato per altri 45 giorni la detenzione preventiva di Mustafa Gamal, in carcere dal marzo 2018 solo perché nel 2015 aveva ottenuto un certificato di “pagina verificata” per i social del cantante Ramy Essam, su cui tre anni dopo sarebbe stato pubblicato il suo brano “Balha” (“Dattero”) che prendeva in giro il presidente Abdelfattah al-Sisi. Gamal non ha preso parte in alcun modo alla produzione del brano e del relativo video, diretto da Shady Habash, morto il 2 maggio nella prigione di Tora.

Habash era in detenzione preventiva dal marzo 2018, a sua volta in violazione della procedura penale egiziana, per aver diretto il video che Amnesty International ha giudicato privo di qualsiasi incitamento all’odio.

Resta in carcere in attesa di conoscere la data di inizio del processo anche Patrick George Zaki, arrestato il 7 febbraio 2020 dopo essere atterrato al Cairo con un volo proveniente dall’Italia.

L’organizzazione per i diritti umani ha sollecitato le autorità egiziane a rilasciare immediatamente e senza condizioni tutte le persone imprigionate per aver esercitato pacificamente i loro diritti.