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Amnesty International ha chiesto al parlamento egiziano di respingere la proposta di legge sui nuovi media e al presidente di non firmare la legge sui reati online, rimandandola al parlamento perché sia emendata.
“Queste leggi incrementerebbero i già ampi poteri di controllo, censura e blocco nei confronti dei social media e dei blog e criminalizzerebbero contenuti genericamente definiti contrari alle norme politiche, sociali o religiose“, ha dichiarato Najia Bounaim, direttrice delle campagne sull’Africa del Nord di Amnesty International.
La legge sui reati online è stata trasmessa il 5 giugno al presidente al-Sisi per la firma. Una volta entrata in vigore, consentirebbe alla magistratura e alla polizia di controllare e bloccare siti per reati definiti in modo del tutto vago, come ad esempio la pubblicazione di contenuti che potrebbero incitare a commettere reati o danneggiare la sicurezza nazionale.
“Nel corso dell’ultimo anno le autorità egiziane hanno bloccato centinaia di siti senza base giuridica. Se passasse, la legge legalizzerebbe la censura di massa e rafforzerebbe l’assalto al diritto alla libertà d’espressione in Egitto, che già è uno degli stati più oppressivi per i giornalisti e per i social media“, ha aggiunto Bounaim.
Le altre tre leggi sull’informazione, approvate dal parlamento il 10 giugno, intendono estendere il mandato dell’organismo di controllo chiamato Consiglio supremo per l’organizzazione dei media fino a includervi il blocco dei siti.
Durante l’ultimo anno le forze di sicurezza hanno bloccato, senza alcuna base giuridica, 500 siti tra cui portali indipendenti d’informazione e pagine di organizzazioni per i diritti umani.
Nel maggio 2017 il quotidiano al-Masry al Youm ha pubblicato un rapporto ricevuto da un’agenzia della sicurezza secondo il quale i siti bloccati stavano “pubblicando informazioni false” o “danneggiando la sicurezza nazionale”.
Il governo egiziano sostiene che “c’è bisogno di organizzare le piattaforme digitali di notizie” attraverso nuove leggi. Ma è evidente che le leggi in questione sono destinate a limitare il diritto alla libertà d’informazione in modo incompatibile con gli standard internazionali e con la stessa Costituzione egiziana. Con le nuove leggi, i portali informativi verrebbero bloccati col pretesto della “protezione della sicurezza nazionale e la pubblica decenza“.
In base alle nuove leggi, il Consiglio supremo avrebbe il diritto di bloccare siti e promuovere indagini contro piattaforme e singoli utenti per reati formulati in modo del tutto vago come “istigazione a violare le leggi” e “diffamazione contro singole persone ed esponenti religiosi“. I portali di notizie non potrebbero creare applicazioni per smartphone senza un permesso speciale del Consiglio supremo e sarebbero autorizzati a vendere spazi pubblicitari solo se registrati presso il medesimo organismo.
Le nuove leggi creano inoltre una serie di ostacoli burocratici e finanziari. Ad esempio, aprire un canale video su un sito sarà possibile solo se la compagnia dimostrerà di essere in possesso di un capitale di due milioni e mezzo di sterline egiziane.
“Ogni giorno riceviamo denunce da parte di persone di ogni strato della società egiziane che sono state perseguitate per aver pubblicato post su Facebook, tweet, opere artistiche o persino perché trovate in possesso di scritti inediti finiti nelle mani delle autorità egiziane“, ha commentato Bounaim.
“Questa situazione già cupa potrebbe peggiorare se tutte queste limitazioni venissero scritte nero su bianco nella legislazione, dando alle autorità egiziane nuovi arbitrari poteri per monitorare i contenuti online. Non è troppo tardi perché queste leggi siano ritirate e ci s’impegni a realizzare un ambiente sicuro e aperto per la libertà d’espressione e di associazione in Egitto”, ha concluso Bounaim.
Ulteriori dettagli sulle leggi
La Legge sull’organizzazione della stampa, degli organi d’informazione e del Consiglio supremo dei media disciplina la creazione di piattaforme private di notizie e monitora i media pubblici e privati.
La Legge sull’autorità nazionale della stampa si occupa dell’organizzazione dei quotidiani e dei portali gestiti dallo stato.
La Legge sull’autorità nazionale dei mezzi d’informazione riguarda l’organizzazione dei canali televisivi e delle emittenti radiofoniche di proprietà statale.
La Legge per il contrasto ai reati informativi si concentra sui portali che pubblicano contenuti considerati dannosi per l’economia nazionale o la sicurezza nazionale.
Il Consiglio supremo per l’organizzazione dei media è stato istituito dal decreto presidenziale n. 158 del 2017. Da allora ha commesso numerose violazioni nei confronti dei media tra cui il deferimento di giornalisti all’ordine dei giornalisti per provvedimento disciplinari solo per aver svolto il loro lavoro.