Frontiera franco-italiana: controlli ai confini del diritto

9 Febbraio 2017

Tempo di lettura stimato: 7'

Una missione di osservazione nelle Alpi marittime, condotta da Amnesty International Francia dal 19 gennaio al 26 gennaio 2017, ha permesso un accertamento specifico delle violazioni commesse dalla Francia nei confronti dei rifugiati che attraversano il confine franco-italiano.

Le autorità non applicano misure di salvaguardia e non rispettano i diritti delle persone sottoposte al loro controllo alla frontiera. Il più delle volte, le espulsioni verso l’Italia sono organizzate in modo informale, in condizioni che suggeriscono facilmente il mancato esercizio da parte delle persone coinvolte dei loro diritti. Nella maggior parte dei casi, infatti, le persone fermate alla frontiera sono private di qualsiasi possibilità di far valere i loro diritti, in particolare il diritto di chiedere asilo.

Madou, della Guinea, spiega:

“La seconda volta che ho tentato in treno mi hanno riconosciuto credo alla stazione di Mentone Garavan e mi hanno fatto scendere. Questa volta nessuno mi ha chiesto i documenti. Ma hanno preso comunque il mio nome, la nazionalità e la data di nascita. Sono stato direttamente rimesso sul treno per Ventimiglia, 20 minuti dopo. Poi, ho cercato di attraversare il confine a piedi, questa volta lungo i binari. Sono stato arrestato lì e la polizia mi ha portato indietro a Ventimiglia. Ora non so più che fare. Ho paura di riprovare e di farmi arrestare di nuovo dalla polizia che potrebbe spedirmi nel campo di Torrente. Non ho più i soldi per risalire su un treno o su un autobus. Tutto quello che voglio è andare in Francia per raggiungere i membri della mia famiglia, che hanno la cittadinanza lì, e chiedere asilo. Il viaggio per venire in Italia è stato già molto lungo e faticoso. Ho problemi di salute significativi che nessuno ha considerato. Non ho ricevuto alcun tipo di cura”.

I minori non accompagnati non stanno ricevendo l’attenzione necessaria legata alla loro situazione di vulnerabilità, come richiesto dalla legislazione francese sulla protezione dell’infanzia.

Bilal, Eritrea:

“Se ti arrestano a Mentone o poco prima, ci sono due possibilità. Se sei minorenne, la polizia ti rimette direttamente sul treno. Se invece sei maggiorenne, o ti considerano tale, ti portano alla stazione di polizia di Mentone, accanto alla stazione e lì, circondato da agenti, ti consegnano ai poliziotti italiani che si trovano alla frontiera esattamente lì di fronte. Da lì, si deve poi camminare a piedi per tornare a Ventimiglia, che è a 10 km. Se dici che sei minorenne, a loro non importa. La polizia non fornisce alcuna informazione. I poliziotti restano assolutamente in silenzio. Non ti viene data alcuna informazione. A volte ti viene dato un documento, a volte niente. Quando ci parlano è sempre in francese e non vi è alcun interprete. Non si capisce assolutamente niente”.

Le carenze della Francia spingono i cittadini a mobilitarsi

Durante questa missione, abbiamo incontrato diversi attori locali, quali organizzazioni non governative, avvocati, professionisti, coinvolti direttamente o indirettamente su questi temi o cittadini che decidono di assistere i rifugiati e i migranti.

Le informazioni raccolte in loco e le osservazioni condotte da AI Francia durante la missione sono state arricchite dall’esperienza dei soci di AI Francia, impegnati sul campo per diversi anni.

Sono proprio queste violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità francesi che hanno spinto i cittadini a mobilitarsi per aiutare i rifugiati e i migranti; cittadini che, paradossalmente, si ritrovano, in alcuni casi, perseguiti dallo stato francese.

Né il Ministero dell’Interno (Direzione Centrale della Polizia di frontiera, Direzione Asilo e Ufficio di Gabinetto del Ministro), né il Prefetto delle Alpi Marittime hanno fornito una risposta alle nostre richieste legate a questa missione.

Una situazione eccezionale

Nel 2016, la Prefettura delle Alpi Marittime avrebbe arrestato quasi 35.000 persone in tutto il Dipartimento, cosa che rappresenterebbe un incremento di oltre il 40% rispetto al 2015.

La stragrande maggioranza di questi arresti è avvenuta nel confine franco-italiano. Secondo la prefettura delle Alpi Marittime, nove su 10 persone arrestate sono state riammesse in Italia. Possiamo quindi dedurre che sono state emesse almeno 30.000 misure di “non ammissione” nel 2016, solo in questo Dipartimento. Ciò rappresenta quasi il 70% di tutti i dinieghi di ammissione al territorio.

Queste cifre illustrano la situazione eccezionale in questa parte del territorio francese. Sembra difficilmente concepibile considerare le osservazioni e le informazioni raccolte sarebbero solo il riflesso delle pratiche non comuni o isolate, che riguardano un numero limitato di persone.

Francia e italia, corresponsabili della situazione

Le modalità di controllo alla frontiera hanno l’effetto di esacerbare la situazione. Già colpiti da situazioni molto difficili nei loro paesi e durante il loro cammino verso l’esilio, rifugiati e migranti si trovano bloccati tra due confini, in condizioni di deprivazioni manifeste. Essi sono posti in un ambiente precario, senza accesso a un riparo, all’acqua, al cibo e a servizio igienici di base.

I punti di accesso si sono moltiplicati, a rischio e pericolo di coloro che devono attraversare il confine. Ogni giorno, delle persone, compresi bambini, cercano disperatamente di passare. La precarietà della loro situazione e la necessità di trovare altri modi per attraversare il confine alimentano solo le reti di contrabbando e la tratta, fenomeni prosperati da entrambi i lati del confine.

Per rovesciare alcuni discorsi, contrari allo stesso diritto vigente, è indispensabile ribadire che qualunque sia il suo status, regolare o irregolare, ogni persona presente sul suolo francese, ha diritto al rispetto dei propri diritti umani.

 

Leggi la sintesi della missione di ricerca (Francese)