Giornata mondiale 2024: fare pressione perché la pena di morte sia abolita nell’Africa Subsahariana

8 Ottobre 2024

Tempo di lettura stimato: 2'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

La pena di morte non rende le persone e le comunità più sicure, non ha un effetto deterrente sul crimine, rappresenta una facile e rapida soluzione a problemi complessi che richiederebbero un approccio articolato capace di coinvolgere diversi segmenti della società e molteplici strumenti che non implicano ovviamente la pena capitale. La Giornata mondiale contro la pena di morte 2024 parte da questi fondamentali assunti spesso centrali nel dibattito politico in quei paesi dove si discute di abolizione. Sarà l’Africa Subsahariana al centro dell’attenzione della Giornata mondiale che si celebra il 10 ottobre ma idealmente andrà avanti fino al 30 novembre quando si svolgerà “Città per la vita”, l’iniziativa che ricorda la prima abolizione della pena di morte nel Granducato di Toscana nel 1786. Amnesty International ha scelto tre paesi – Gambia, Kenya e Zimbabwe – che stanno attualmente discutendo riforme per abolire la pena di morte ad approvare queste leggi. E promuoverà una serie di azioni (pubblicazione periodica di messaggi su X e l’invio di una lettera aperta) per spingere le autorità ad andare avanti nel percorso abolizionista. Segui il Coordinamento pena di morte su Facebook per partecipare all’azione.

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I dati sulla pena di morte nel 2023 e nel 2024

La pena di morte è stata abolita in più della metà degli stati del mondo: 112 stati sono totalmente abolizionisti, 23 stati sono considerati abolizionisti di fatto perché non eseguono condanne a morte da almeno 10 anni o hanno assunto l’impegno a livello internazionale a non ricorrere alla pena capitale; altri nove stati hanno cancellato la pena di morte per i reati ordinari. In totale, dunque, 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi; 55 stati la mantengono in vigore, ma quelli che eseguono condanne a morte sono un terzo.

 

 

Condanne a morte eseguite al 7 ottobre 2024*

* questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.

 

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Altre notizie

Corea del Nord – Aumenta il numero di reati punibili con la pena capitale. Lo afferma il Korea Institute for National Unification (KINU) nel suo nuovo “Libro bianco sui diritti umani in Corea del Nord” diffuso il 27 settembre. Sono stati inseriti infatti cinque nuovi reati capitali, facendo salire da 11 a 16 i crimini che possono portare alla pena di morte. Si tratta, tra gli altri, di propaganda e agitazione contro lo stato, trasferimento o produzione e uso di armi ed esplosivi. Si rischia poi l’esecuzione se si diffondono grandi quantità di film, registrazioni e libri prodotti da paesi ostili (e, tra questi, ora è inserita anche la Corea del Sud) o anche l’incitamento alla visione o la diffusione di massa di questi prodotti. Inseriti anche una serie di casi gravi di furto o distruzione di proprietà statali, grave distruzione di armi, casi macroscopici di contrabbando di metalli, stupri o rapimenti efferati. “La Corea del Nord ha modificato la legge penale in modo da rafforzare la sicurezza del regime”, si legge nel rapporto.

Pakistan – Shagufta Kiran, donna cristiana di 40 anni, è stata condannata a morte per vilipendio al profeta Maometto compiuto con un messaggio sul social media WhatsApp. Gli avvocati difensori hanno spiegato che “Kiran non era l’autrice di quel contenuto e che lo aveva semplicemente inoltrato in una chat, senza leggerlo” ma ciò non è bastato a evitare la condanna. Kiran è detenuta nella prigione di Central Adyalaa a Rawalpindi e continuerà a scontare lì la pena fino all’esecuzione della sentenza. La difesa ha comunque annunciato la presentazione di un ricorso presso l’Alta corte di Islamabad. In Pakistan è in corso una stretta vigilanza sul possibile reato di blasfemia sul web e sui social media, ritenuto dalle organizzazioni islamiche “una crescente minaccia, da punire con massima severità”.

Repubblica Democratica del Congo – Trentasette persone, tra cui un britannico, tre statunitensi, un belga e un canadese, sono state condannate a morte il 13 settembre. Secondo l’esercito congolese, con l’accusa di aver preso parte a un fallito colpo di stato a maggio guidato da Christian Malanga, un politico congolese di opposizione residente negli Stati Uniti. Richard Bondo, l’avvocato che ha difeso i sei stranieri, ha dichiarato di aver contestato la legittimità delle condanne affermando che i suoi clienti non hanno avuto a disposizione interpreti adeguati nella fase delle indagini. Malanga sarebbe stato ucciso dalle forze di sicurezza e anche due guardie di sicurezza sono state uccise nel fallito colpo di stato. Human Rights Watch aveva chiesto alle autorità congolesi di garantire che il processo rispettasse gli standard internazionali.

Singapore – Azwan bin Bohari, 48 anni, cittadino di Singapore, è stato messo a morte il 4 ottobre 2024 dopo essere stato dichiarato colpevole nel 2019 di possesso di 26,5 grammi di diamorfina (eroina) a scopo di traffico. Il “Misuse of Drugs Act”, una delle leggi contro la droga più dure al mondo, stabilisce la pena capitale nel caso in cui una persona venga trovata in possesso di 15 grammi di eroina. L’esecuzione di Azwan era stata sospesa ad aprile a causa di alcuni procedimenti legali ma l’esecuzione si è comunque svolta nonostante Azwan, insieme ad altri 30 prigionieri, avesse una procedura aperta presso la Corte Suprema. La storia di Azwan aveva sollevato seri dubbi in merito alla corretta applicazione della legge e al giusto processo. Amnesty International, insieme ad organizzazioni come il Transnational Justice Collective, ha già in passato documentato i numerosi modi in cui l’uso continuo della pena di morte nel paese violi il diritto e gli standard internazionali.

Brevi dal mondo

31 agosto – Due donne sono state messe a morte in Corea del Nord per aver aiutato altri nordcoreani a fuggire dalla Cina in Corea del Sud, secondo quanto rivelato a Radio Free Asia da Gyeore’eol Unification Solidarity, una organizzazione per i diritti umani. Rimpatriate forzatamente lo scorso anno dalla Cina e accusate di tratta di esseri umani, Ri, 39 anni, e Kang, 43 anni, sono state uccise al termine di un processo pubblico tenutosi nella città portuale nord-orientale di Chongjin.

21 settembre – Khalil Divine Black Sun Allah, 46 anni, è  stato messo a morte tramite iniezione letale in Carolina del Sud (Usa). Allah, ai tempi noto come Freddie Owens, era stato condannato nel 1999 per l’omicidio di una commessa di un minimarket, Irene Graves, 41 anni e madre di tre figli, durante una rapina a Greenville la notte di Halloween del 1997. Aveva all’epoca appena 19 anni. Si tratta del primo condannato a morte dello Stato messo a morte in 13 anni e potrebbe essere l’inizio di una serie di nuove esecuzioni nei prossimi mesi.

24 settembre – Un tribunale di Hanoi, in Vietnam, ha condannato a morte l’ex capo contabile dell’Istituto Nazionale di Igiene ed Epidemiologia, Nguyen Hoang, dopo averlo riconosciuto colpevole dell’appropriazione indebita di oltre 152 miliardi di Dong (6,2 milioni di dollari). Lo ha riportato il sito web del governo vietnamita. L’uso della pena di morte per reati finanziari in Vietnam è finito sotto i riflettori negli ultimi mesi dopo che il magnate immobiliare Truong My Lan è stato condannato alla pena capitale ad aprile per il suo ruolo in un caso di frode da 12 miliardi di dollari.

27 settembre – L’aumento delle esecuzioni in Iraq, dove il 25 settembre sono state impiccate almeno 21 persone (tra queste anche una donna) in un solo giorno, accusate per lo più di reati di terrorismo, ha provocato la reazione dei difensori dei diritti umani ma anche quella ufficiale dell’Unione Europea che denuncia come nei bracci della morte dell’Iraq vi sono oltre 8mila prigionieri.

2 ottobre – In Iran, almeno 72 persone sono state messe a morte nel solo mese di settembre, facendo salire a 478 le esecuzioni nel 2024. E’ quanto denuncia Iran Human Rights. Delle 72 esecuzioni, 35 erano relative a reati di droga, altrettante per il reato di omicidio mentre due per accuse di moharebeh (inimicizia contro Dio) e efsad-fil-arz (corruzione sulla terra). Cinque prigionieri messi a morte erano di nazionalità afgana.

2 ottobre – Il nuovo ministro della Giustizia Hideki Makihara, in carica dal 1^ ottobre, ha affermato nel corso di una conferenza stampa che non vedrebbe come una cosa appropriata l’abolizione della pena capitale. “Considerando che crimini efferati continuano a verificarsi, ritengo che l’imposizione della pena di morte sia inevitabile e che l’abolizione non sia appropriata. Tuttavia, l’esecuzione, essendo una decisione estremamente grave che mette fine alla vita di una persona, deve essere presa con molta cautela e sincerità”.


Buone notizie

India – L’11 settembre 2024 l’Alta corte di Patna, nello stato di Bihar, ha commutato all’ergastolo le condanne a morte di quattro uomini che avevano preso parte, nel 2014, all’attentato a un comizio elettorale dell’attuale primo ministro Narendra Modi.

Malesia/1 – Il 9 settembre 2024 la Corte federale ha commutato a 38 anni di carcere e 12 frustate la condanna a morte inflitta nel 2014 a un ex soldato che aveva ucciso una madre single.

Malesia/2 – Il 16 settembre 2024 la Corte federale ha commutato a 30 anni di carcere e 12 frustate le condanne a morte di due uomini che nel 2017 erano stati giudicati colpevoli dell’omicidio di un lavoratore di una piantagione di olio di palma.

USA – Il 16 settembre 2024 un giudice di una corte distrettuale federale ha annullato la condanna a morte di Terry Pitchford, emessa da un tribunale del Mississippi nel 2006 dopo che la procura aveva escluso candidati neri dalla giuria per motivi discriminatori.

 

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