Giornata mondiale del rifugiato: cambiare il sistema di accoglienza non è impossibile

19 Giugno 2018

Photo by David Ramos/Getty Images

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In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, indetta per il 20 giugno, ribadiamo come la normativa dell’Unione europea in materia d’asilo abbia caricato di responsabilità sproporzionate gli stati membri della frontiera marittima.

Negli ultimi anni, in particolare Grecia e Italia sono state lasciate sole ad aiutare le persone in fuga da guerre e persecuzioni o che cercano scampo dalla tortura in Libia, mentre altri stati membri sono riusciti ad evadere dalle proprie responsabilità di aiutare i richiedenti asilo.

La tendenza dominante all’interno dell’Unione europea è stata finora quella di scaricare ogni onere sui paesi di primo arrivo.

Per preservare il sistema di ricerca e soccorso in mare e l’imperativo di salvare vite, gli stati costieri hanno bisogno dell’assicurazione che tutti i paesi europei condividano la responsabilità di ricevere i richiedenti asilo una volta sbarcati accettandone la quota obbligatoria.

Ciò significa che le attuali regole di Dublino, che convogliano una responsabilità sproporzionata e ingiusta solo su alcuni paesi, devono essere sostituite da un vero sistema europeo basato su equità, efficienza e umanità. Tutti i paesi devono contribuire a un sistema di asilo che funzioni realmente.

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"Chi arriva in Italia, arriva in Europa". Giuseppe Conte, presidente del Consiglio

Siamo convinti che cambiare l’attuale sistema non sia impossibile.

I leader europei che si incontrano al Consiglio europeo in programma a Bruxelles il 28 giugno hanno un’opportunità storica per modificare un sistema di asilo ingiusto che non funziona né per i rifugiati né per i cittadini europei.

Questo modello deve essere sostituito con uno equo, efficiente e compassionevole basato sulla distribuzione dei richiedenti asilo tra tutti i paesi dell’Unione europea.

Questo cambiamento è urgente.

Abbiamo lanciato un appello ai leader europei sollecitandoli a lavorare insieme per mettere in pratica un sistema di soluzioni eque, che abbia al centro l’obbligo di protezione e la condivisione della responsabilità.