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In occasione del 12 marzo, Giornata mondiale contro la censura online, ProtonMail e Amnesty International hanno deciso insieme di far conoscere l’impatto globale delle restrizioni su Internet.
ProtonMail, il principale servizio di e-mail criptate, è lo strumento privilegiato da giornalisti, attivisti e persone consapevoli dell’importanza della privacy. Grazie alla collaborazione con Amnesty, in occasione di questa giornata gli iscritti al servizio, due milioni di utenti residenti in 150 paesi, potranno leggere gli ultimi dati sulla censura online prodotti dai nostri ricercatori.
“Internet è un potente mezzo per favorire la libertà di parola e l’attivismo, ma nelle mani sbagliate può diventare uno strumento per la repressione. Amnesty International ha documentato casi di ‘tecno-censura’ avanzata in tutto il mondo e i governi fanno a gara per cercare nuovi strumenti e tattiche per zittire il dissenso. Anno dopo anno, la gamma di strumenti di censura e di sorveglianza online impiegati dai governi diventa sempre più sofisticata, con gravi conseguenze per la libertà d’espressione”, ha dichiarato Sherif Elsayed Ali, direttore del programma Tecnologia e diritti umani di Amnesty International.
“Amnesty International e ProtonMail vogliono che le persone che credono in un Internet libero si mettano in azione. Le aziende che sviluppano l’architettura di Internet devono garantire maggiore sicurezza, ad esempio attraverso la crittografia end-to-end, per proteggere i nostri diritti alla privacy e alla libertà di parola online. Le decisioni che verranno prese sulla natura di Internet avranno un impatto sulle nostre società per anni a venire”, ha aggiunto Elsayed Ali.
La censura online nel mondo
Di anno in anno, i governi stanno limitando sempre di più la libertà su Internet. Col sistema di blocco degli indirizzi IP, oggi Turchia e Arabia Saudita chiudono rispettivamente oltre 50.000 e 400.000 siti, compresi i portali di notizie e i social media. Il “Grande firewall” cinese continua a limitare l’accesso a Internet a oltre 800 milioni di utenti.
Sempre più spesso i governi chiudono l’accesso a Internet durante le rivolte e le proteste, come è successo in Etiopia lo scorso anno in più di un’occasione. Nel 2016 diversi governi hanno impedito l’accesso ad app di messaggistica dotate di crittografia, come Signal in Egitto e Whats App in Brasile.
La censura online è ulteriormente rafforzata dall’indifferenza di alcune tra le più grandi aziende rispetto alla privacy dei loro utenti. L’anno scorso Yahoo ha confermato di aver collaborato con l’Agenzia per la sicurezza nazionale Usa per sviluppare un particolare software di sorveglianza che consentisse la scansione delle email dei suoi utenti a beneficio dell’agenzia.
Il 21 ottobre 2016 Amnesty International ha segnalato che aziende come Snapchat e Microsoft non stanno adottando le protezioni basilari in materia di privacy sui loro servizi di messaggistica, mettendo così a rischio i diritti umani dei loro utenti. Solo tre delle 11 aziende prese in esame da Amnesty International nella sua “Classifica della privacy dei messaggi” prevedono la crittografia end-to-end di default su tutte le loro app di messaggistica.
Lavorare per porre fine alla censura online
“Oggi cambiamo la nostra pagina di login per stimolare un dibattito sulla privacy online, sulla libertà digitale e sulla censura online. Molti dei nostri utenti sono giornalisti, dissidenti e altre persone che hanno sperimentato direttamente le restrizioni su Internet e hanno scelto di passare alle mail criptate per garantire la sicurezza delle loro comunicazioni”, ha sottolineato Andy Yen, cofondatore di ProtonMail e suo attuale direttore generale.
“La censura online non solo priva le persone del diritto alla libertà d’informazione ma rischia anche di avere un effetto disastroso sulla creatività e sullo sviluppo scientifico necessari per un futuro migliore. Quest’anno ProtonMail ha lanciato un sito nascosto con tecnologia Tor per combattere la censura e oggi siamo felici di mettere in luce il coraggioso lavoro che Amnesty International sta portando avanti per proteggere le libertà civili online”, ha concluso Yen.