Grecia, inizia il processo contro due volontari che aiutarono i rifugiati

19 Novembre 2021

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Aggiornamento del 19/11/2021 –  Il tribunale di Lesbo, non avendo competenza, ha deciso di inviare il caso a una corte superiore. Un’ulteriore prova che l’accusa abbia commesso un errore. Amnesty International continua a chiedere alle autorità greche di rispettare i loro obblighi in materia di diritti umani e di far cadere le accuse contro Sarah e Seán.


Giovedì 18 novembre, sull’isola greca di Lesbo, inizierà il processo contro Sarah Mardini, rifugiata siriana, e Seán Binder, cittadino tedesco, accusati ingiustamente di una serie di reati per aver aiutato i rifugiati a bordo di imbarcazioni in difficoltà.

Sarah è arrivata a Lesbo nel 2015 dopo aver salvato, insieme alla sorella, 18 rifugiati a bordo del natante su cui viaggiavano anche loro, che stava affondando. In seguito, è tornata in Grecia come volontaria per un’organizzazione di ricerca e soccorso. Lì ha incontrato Seán, esperto subacqueo.

Entrambi sono stati arrestati nel 2018 con le accuse di traffico di esseri umani, spionaggio, uso illegale di frequenze radio, appartenenza a un’organizzazione criminale e riciclaggio di denaro. Sono stati rilasciati su cauzione dopo oltre 100 giorni.

“Sarah e Seán hanno salvato vite umane, individuando imbarcazioni in difficoltà al largo delle coste greche e fornendo alle persone approdate a Lesbo coperte, acqua e un solidale benvenuto. Le accuse mosse nei loro confronti sono farsesche e non avrebbero mai dovuto portare a un processo” ha dichiarato Nils Muižnieks, direttore di Amnesty International per l’Europa.

“Questo caso emblematico spiega bene fino a che punto le autorità greche siano disposte a spingersi per dissuadere le persone dall’assistere rifugiati e migranti. Fermare le operazioni di ricerca non impedirà d’intraprendere viaggi pericolosi, li renderà semplicemente ancora più rischiosi”, ha aggiunto Muižnieks.

Se giudicati colpevoli, Sarah e Seán potrebbero subire una condanna fino a 25 anni di carcere.

Secondo lo studio legale per i diritti umani Leigh Day, le autorità greche hanno violato i diritti umani di Seán rispetto all’arresto, alle imputazioni e al ritardo del processo.

“Assistiamo a una preoccupante tendenza verso la criminalizzazione dei difensori dei diritti umani che s’impegnano, all’interno di organizzazioni non governative riconosciute, ad aiutare i rifugiati”, ha dichiarato Tessa Gregory, associata a Leigh Day.

“La legge ci obbliga ad aiutare le persone in difficoltà in mare. Quello che abbiamo fatto non è stato eroico ma del tutto normale, lo avrebbe fatto chiunque altro al nostro posto. Le vittime reali delle politiche migratorie dell’Europa sono i migranti e i rifugiati costretti a rischiare le loro vite per raggiungere la ‘Fortezza Europa’”, ha affermato Seán Binder.

Centinaia di persone come Sarah e Seán sono state criminalizzate in Europa per aver svolto attività umanitarie in aiuto a migranti e rifugiati. Decine di procedimenti giudiziari sono stati aperti contro singole persone e organizzazioni non governative, come Medici senza frontiere, in Italia, Grecia, Svizzera e Francia.

Nel momento in cui viene diffuso questo comunicato stampa, le autorità greche stanno mantenendo il divieto di viaggio nei confronti di Sarah, che non potrebbe così assistere al suo processo.

Amnesty International è profondamente preoccupata per il fatto che l’ingiustizia di un processo basato su accuse inventate sia acuita da un’evidente violazione degli standard internazionali sui processi equi, come il diritto dell’imputato a non essere processato in sua assenza.

“Il futuro di Sarah e Seán è in pericolo solo perché hanno mostrato solidarietà e compassione verso persone in pericolo. Non devono essere loro a pagare il prezzo della crudeltà mostrata dalla Grecia ai confini dell’Europa”, ha concluso Muižnieks.