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Mentre sta per riprendere il processo contro Jimmy Lai, attivista per la democrazia e fondatore dell’ormai chiuso quotidiano Apple Daily, un tribunale di Hong Kong ha emesso 45 condanne fino a dieci anni, ai sensi della Legge sulla sicurezza nazionale, per “cospirazione per sovvertire i poteri dello stato”.
Dei 47 imputati in quello che, finora, è stato il più ampio processo per reati previsti dalla legislazione liberticida entrata in vigore nel giugno 2020, ne sono stati assolti soltanto due.
Le accuse nei loro confronti riguardavano l’organizzazione delle auto-convocate “primarie” per le elezioni del Consiglio legislativo del 2020, poi rinviate ufficialmente a causa della pandemia da Covid-19 ma in realtà perché le autorità cinesi avevano bisogno di altro tempo per introdurre un nuovo sistema elettorale basato sulla valutazione delle singole candidature.
La governatrice di Hong Kong dell’epoca, Carrie Lam, aveva dichiarato “illegali” le “primarie” e ammonito che chi le avesse organizzate e chi vi avesse preso parte avrebbe potuto essere punito ai sensi della Legge sulla sicurezza nazionale, approvata alcune settimane prima.
Dall’entrata in vigore della Legge sulla sicurezza nazionale sono state arrestate almeno 300 persone e molte altre sono finite sotto processo ai sensi della legislazione contro la sedizione, risalente all’epoca coloniale, e del cosiddetto “Articolo 23” della Legge fondamentale, la Costituzione di Hong Kong.